L'ANALISI
26 Ottobre 2021 - 15:39
CREMONA - «Cinquecento anni anni senza essere stato interpretato, visto da miliardi persone, eppure il suo segreto era rimasto inesplorato. L’ho misurato millimetro per millimetro, e ho verificato che con il suo Uomo Vitruviano Leonardo non voleva rappresentare le proporzioni dell’uomo perfetto, ma altro». A spiegare di cosa si tratta è Roberto Concas, storico dell’arte e docente universitario, nonché ex direttore e dei Musei Nazionali di Cagliari, che ci fa fare un tuffo nel passato e nei misteri dell’arte, della grande arte, con la videorubrica «Tre minuti in libro». Un disegno di 35x26 centimetri, l’Uomo Vitruviano è il celeberrimo disegno di Leonardo da Vinci, diventato ormai l’icona della civiltà occidentale, è stato impiegato in mille modi, dal cinema alla pubblicità, è stato fonte di ispirazione per artisti di ogni tendenza negli ultimi secoli. Eppure fin qui il suo mistero era rimasto tale.
Spiega Concas: «Per oltre trent’anni ho indagato il tema delle proporzioni e composizioni delle opere d’arte, interrogandomi su forme, misure, posture, gestualità delle figure, cromie e disposizioni compositive: uno studio prossimo e sovrapponibile alla semiotica dell’arte». Affascina già dal metodo il suo lavoro, con quello spirito un po' da Indiana Jones che anima i grandi storici dell’arte alla ricerca dei segreti e dei misteri che avvolgono il mondo della bellezza che la storia ci ha lasciato. Il segreto svelato questa volta è determinante: «L’algoritmo ritrovato è, in questo lavoro, il vero fil rouge di un percorso che comprende molte complesse relazioni, sino a ritrovare la soluzione enigmisticamente intrecciata da Leonardo nel suo Uomo Vitruviano». Insomma quella che lo storico dell’arte ricostruisce ora in un affascinante volume, «L’inganno dell’uomo vitruviano. L’algoritmo della divina proporzione» è una vera e propria avventura da leggere tutta d’un fiato come un romanzo perché disvela pagine nascoste della nostra storia, scienza, filosofia, arte. Volume arricchito anche dai contributi da Annalisa Perissa Torrini e di Lucio Cadeddu. «La prima cosa che ha capito - dice Concas - è che il disegno realizzato da Leonardo nel 1490 in realtà contiene due uomini in due diverse età della vita, anzi tre e va guardato allo specchio per riportare alla luce l’immagine vera del disegno e dare un senso a quelli che finora era considerati errori».
Tutto è iniziato in Sardegna dalle ricerche sui retabli, le pale d’altare del XV-XVI sec. e dalla loro forma particolare a tre. Una ricerca durata 30 anni fino a quando lo studioso ha trovato finalmente l’algoritmo che gli fa capire quale sia la parte centrale e quale quella laterale. Ma era solo l’inizio. L’inedito algoritmo era «una semplice sequenza di operazioni aritmetiche (due divisioni e una sottrazione) che consente di trovare, nei retabli pittorici e nei trittici le misure delle tavole centrali e laterali». Spiega ancora Concas: «L’algoritmo ritrovato sembra essere un vero e proprio linguaggio di scrittura dell’arte, espresso nella forma diagrammatica e che può essere matematicamente dimostrato per la prima volta, manifestandosi con regole ripetibili, leggibili e non liberamente interpretabili». Nel 2012, guardando il disegno dell’Uomo Vitruviano Concas nota una proporzione simile nella riga sotto: due parti più piccole una centrale più grande. Era arrivato ad una grandiosa scoperta che ora spiega in questo bel volume edito da Giunti che lascia aperti ancora tanti interrogativi. «L'inganno dell’Uomo Vitruviano organizzato da Leonardo davvero si snoda verso una soluzione che apre a una visione finalistica strettamente legata al dogma della Santissima Trinità?», pone lo studioso come domanda finale. Ma rimane comunque fondamentale «la prova dell’esistenza di un linguaggio di scrittura dell’arte, anche questa più volte richiamata, indicata come esistente e mai dimostrata». Una solida base di confronto. Alla prossima puntata, perché Concas sta lavorando alla seconda parte della ricerca, che sarà affascinante quanto la prima.
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