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Educare senza i genitori

Meno battaglie da studiare più storie di nonni da ascoltare

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

29 Gennaio 2014 - 17:18

Meno battaglie da studiare più storie di nonni da ascoltare
Vittorino Andreoli
‘L’educazione (im)possibile’
Rizzoli, 212 pagine,18.50 euro
Vittorino Andreoli
‘L’educazione (im)possibile’
Rizzoli
pagine 212, € 18.50
Educare, parola ormai vuota in una societàsenzapadri, senza famiglia, dove il denaro è il capo indiscusso e il tempo è quello dell’attimo fuggente e della non cultura. È da qui che bisogna partire per capire genitori in crisi e insegnanti rinunciatari davanti a figli e ad alunni maleducati, violenti, immaturi ma soprattutto che vivono senza la percezione del futuro. «Come se l’uomo potesse agire solo come una farfalla e succhiare il nettare che serve per quel momento, per l’oggi», dice lo psichiatra Vittorino Andreoli. Attento osservatore del disagio psicologico degli adolescenti e dei loro compagni più adulti, Andreoli non si arrende a ‘L’educazione (im)possibile’ a cui ha dedicato un libro per orientarsi in una società senza padri, o meglio dove padre e figlio sono «una combinazione impronunciabile diventata padre o figlio. Mi pare - sottolinea lo psichiatra - che la perdita della percezione del futuro sia correlata a una politica che non sa programmare nemmeno a tre mesi, ed è ormai regola che le opere che hanno bisogno di tempo per essere realizzate rimangono sempre incompiute». Nella società dell’attimo fuggente anche la cultura muore.«E’il tempo -dice Andreoli - in cui il cavallo di Caligola può, invece di entrare in Senato, essere insignito del Premio Nobel per la letteratura. Del resto le vallette hanno occupato i ministeri della cultura e gli stolti sono nelle top ten della scrittura». E come si può immaginare una possibile educazione in un mondo camaleontico, dove tutto si trasforma continuamente compresi i sentimenti sottomessi all’usa e getta come le scarpe e gli oggetti? Dove si amano più persone contemporaneamente e l’i n f edeltà è una regola? «In una sintesi statistica l’anatomia della famiglia è la seguente: il cinquanta per cento dei matrimoni si è sciolto,del cinquantache resiste, la metà è divisa di fatto e non ricorre alla formalizzazione per difficoltà economiche. Dunque solo il 25% delle unioni matrimoniali resiste», ricorda Andreoli. E che dire dell’amicizia che lo psichiatra definisce «allucinata, per lo più improvvisata» e del clima che si respira nei luoghi di lavoro dove a prevalere è la conflittualità, la lotta e dunque l’in imicizia. A sconvolgere la nostra società e dunque anche i modelli educativi, ecco Internet che «può dare emozioni, ma certamente non stabilisce legami affettivi, e infatti non è una coincidenza che gli adolescenti non sappiano gestire nè vivere la loro affettività», spiega lo psichiatra. Ma «educare avivere le relazioni sociali significa anche essere educati alla democrazia ». Per Andreoli, in un tempo in cui si guarda soprattutto agli eroi e alle azioni eccezionali, è neces sario «legare affettivamente i giovani ai vecchi» e per questo «è tempo che i programmi scolastici smettano di fare la storia delle battaglie e delle guerre, che è sempre falsa, anche quella proposta da un insegnante che si definisce ‘obiett ivo’. Molto meglio dedicarsi alle piccole storie dove emergono i nonni e bisnonni». L’augurio per una educazione possibile è che si «delinei un umanesimo della fragilità; che da qui, e solo da qui, rinasca una politica, rinascano i bisogni esistenziali dell’uomo e della convivenza tra uomini».
Mauretta Capuano


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