Una sceneggiatura, certo, da cui l’omonimo, grande film di Ridley Scott con Michael Fassbender, Penelope Cruz, Cameron Diaz, Brad Pitt, Javier Bardem, ma che si legge come un testo teatrale, aiutati dalle lunghe, particolareggiate didascalie e descrizioni di ambienti e situazioni e coinvolti da dialoghi incisivi, fulminanti, rivelatori. Un testo molto ben scritto da cui nasce unfilm d’azione, ma anche di riflessione, visto che il suo tema è la morte, sia come fatto in sè, sia come destino, e il gioco di autodistruzione per avidità degli uomini come la racconta da sempre Cormac McCarthy con la sua poetica senza salvezza, di un nichilismo cui solo l’accettazione di sè, dei limiti dell’uomo e delle sue debolezze, può essere rimedio. Il problema è che spesso a questo si arriva troppo tardi, come accade al procuratore, che non ha nome, perché è un personaggio esemplare, tragico nel suo percorso verso un destino ineluttabile. In certi giri infatti si riesce a entrare, ma non è poi che ti permettano diuscirne equando capisci di essere nei guai non hai più scelte. La scelta l’hai fatta iniziando il gioco, le altre sono solo conseguenze dei vari scenari che via via si presentano, come spiega al protagonista un collega avvocato dei narcos, per fargli capire che non ha vie d’uscita. ‘The counselor’ pensa di poter tentare, per ambizione e sfida, per una volta il colpo della propria vita che vuole tenere a un livello più alto di quel che potrebbe e così entra in affari, partecipando al trasferimento a Chicago di un gigantesco carico di droga, grazie a due conoscenti. Ma qualcosa andrà male, perché insospettata ci mette lo zampino una donna per loro letteralmente fatale, Malkina. «Le donne ne escono meglio dalle storie, forse perché sono più allenate», ma sicuramente anche perché alcune sanno usare il sesso come strumento di potere, seducono senza restare sedotte. È lei a far notare che «l’avidità ti spinge sempre al limite» al suo Rainer che replica: «L’avidità non ti spinge. L’avidità è il limite» e se lo si sorpassa non si ha più alcun controllo su se stessi, sulla propria vita. E «il massacro che verrà supererà la nostra immaginazione», come ben sa sempre Malkina. I due amici del procuratore, in una lunga attesa e tentativi di fuga ricchi di suspense sino alla conclusione di cui sono in fondo coscienti sin dall’ini - zio, pagheranno con la vita, mentre lui avrà una punizione ben peggiore, che lo annienterà colpendolo con inaudita ferocia in ciò che ha di più caro, l’amatissima moglie Laura.