Il Jazz popolare di Cigalini al Caffè Sorini

SORESINA — Per la critica europea è l’enfant prodige del jazz contemporaneo: il 24enne sassofonista piacentino Mattia Cigalini si esibisce venerdì 31 maggio alle 21.30 al Caffè Sorini di Soresina in coppia con il batterista Stefano Bagnoli. Un assetto inedito per un live che ha tutti i crismi dell’esperimento: «Cercherò di dare nuova forma al suono del mio sax Yamaha ricorrendo ad un uso massiccio dell’elettronica — spiega —. A dire il vero non ho ancora idea di quale potrà essere il risultato: farò perno sull’idea jazzistica dell’estemporaneo per arricchire il flusso sonoro di colori istintivi e sfumature emozionali». Ambient? Psichedelia? Drone? «Seguirò la via dell’imprevedibile: con multieffetto e loop station, a fianco di quello che non esito a definire il mio batterista preferito, potrà accadere qualsiasi cosa. Intenzionalmente non ci siamo mai trovati in sala prove, neppure per dare un’impronta approssimativa al set: tutto dovrà essere frutto dell’ispirazione dell’istante».
Un altro passo avanti nel percorso artistico — breve ma già densissimo — del talento dell’ancia. A Cigalini non mancano certo né intraprendenza né consapevolezza: un poco più che maggiorenne che intitola i suoi dischi Res Nova(«cosa nuova») e Beyond («oltre») non può che avere coraggio e stoffa da vendere. Concertista fin da 12enne e insegnante già a 15 anni, collaboratore di mostri sacri come Paolo Fresu e Stefano Bollani, Cigalini ha prima spostato le coordinate del cool e dello smooth facendo brillare gli occhi alla platea degli intenditori, poi ha scelto di cucire tra loro il registro colto e quello popolare («D’altra parte il jazz è nato nei bordelli ed è stato trasferito nei dancing per far ballare la gente» sottolinea) traducendo in jazz le hit di popstar come Shakira, Jennifer Lopez, Rihanna, Katy Perry e Lady Gaga. Proprio quest’ultima «è una delle mie artiste preferite, una polistrumentista con grandi capacità compositive e con un gusto straordinario per la melodia».
Con buona pace di chi considera il jazz la traslitterazione musicale dello snobismo.
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