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Ripalta Cremasca

Osteria del Chiurlo

Tradizione e sfiziose invenzioni nel ristorante di Ripalta Cremasca

Vittoriano Zanolli

Email:

lromani@laprovinciadicremona.it

20 Aprile 2013 - 17:46

Osteria del Chiurlo

Capita ancora di scoprire covi per buongustai. L’Osteria del Chiurlo di Bolzone di Ripalta Cremasca è un luogo reso esclusivo dalla squisita ospitalità dei titolari, dalla qualità del cibo e dalla necessità di prenotare, concordando preventivamente il menu. Se non ci sono clienti, il locale resta chiuso. Ma è più facile che siano esaurite l’accogliente saletta con una quarantina di coperti e quella attigua che ne ospita una quindicina. In estate è un piacere godere la brezza notturna sotto l’ampio porticato o nel pergolato. Raccolte le prenotazioni, vengono acquistate le materie prime che arrivano freschissime in tavola. Frutta e verdure sono di produzione propria e gli altri acquisti sono fatti da fornitori selezionati e della zona. Questo locale esiste dal 1962 quando Giovanni Tacchini aprì con la moglie Luigia Fortini il Bar Sport con annesso negozio d’alimentari. Era il ritrovo dei pensionati che giocavano a carte, bevevano vino e gustavano i salumi della casa e pochi, semplici piatti. Dopo la morte del papà, avvenuta nel 1996, e un periodo di riflessione, il figlio Ivan, personaggio eclettico appassionato di enogastronomia, di pittura e di golf, si fece promotore della ristrutturazione, avvenuta tra il 2001 e il 2002, e del rilancio, avviato dieci anni fa. Il nome Chiurlo è stato scelto non per una particolare predilezione per l’omonimo uccello, ma perché musicale. Ivan pensa al menu, lo sperimenta e suggerisce correzioni e sua sorella Jole, promettente chef, lo esegue. La nipote Arianna Casazza, responsabile di sala, lo propone ai clienti. Alla cantina provvedono Ivan e Arianna. A Emma, appassionata di dolci, competono i dessert, tutti fatti in casa. Mamma Luigia si occupa della pizzicatura dei tortelli cremaschi, autentica prelibatezza, preparati secondo l’antica ricetta, meno dolci, ma dal gusto più equilibrato di quelli che si consumano abitualmente. «Qui nel Cremasco è un po’ come nel Mantovano, dove ogni ristorante ha la sua ricetta dei tortelli di zucca » spiega il titolare. Potrete scegliere tra una quartina di piatti adatti ad ogni palato. Abbiamo gustato una frittata scomposta su fonduta di parmigiano, gocce di balsamico e tartufo; prugnette ripiene con formaggio e noci, avvolte dal bacon, cotte sulla piastra e accompagnate con la raspadura; polpettine con tortino di spinaci e funghi assemblate con provola; culatello, salame nostrano, funghetti grigliati e cipolline grigliate sott’olio; salva con le tighe e uno straordinario salva stagionato dodici mesi. Tra i primi, consigliamo i tortelli cremaschi, casoncelli in brodo e un fragrante risotto con punte d’asparagi e salva. Tra i secondi, petto d’anatra con riduzione di salsa d’arancia, costine con le verze e costolette scottadito. Infine gelato a scaglie con bacche di vaniglia, mela caramellata, biscotto e spolverata di cannella; bavarese ai frutti di bosco e cialda di pasta di nocciole ripiena con marmellata ai frutti di bosco. Ben strutturata la carta dei vini.
(Provato il 23 marzo 2013)

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