L'ANALISI
16 Ottobre 2025 - 17:42
Chris Burns della Vanoli
CREMONA - Smaltito l’infortunio, 19 minuti contro Sassari, 6 punti a referto e un rimbalzo decisivo: il capitano Chris Burns torna in campo e lascia la firma sulla prima vittoria della Vanoli che non vede l’ora di misurarsi contro la Virtus Bologna.
Quanto sia bello affrontare un avversario del genere lo sa bene Burns che ha vestito anche i colori dell’Olimpia.
«Giocare al PalaDozza — spiega Burns - è speciale, è un ambiente molto caldo e sarà una gara senz’altro entusiasmante. Credo sia stimolante per ogni giocatore affrontare i campioni d’Italia in carica, è un compito che ti carica ulteriormente ma hai anche la leggerezza di poter dire che sulla carta parti un passo indietro e hai la mente più libera».
Burns anche a Bologna parlerà ai compagni di squadra, come ha fatto prima di Sassari.
«Prima di ogni gara bene o male ripeto quello che il coach dice durante la settimana, ribadisco concetti già espressi per non caricare ulteriormente i compagni di altre cose. La gara successiva deve essere giocata senza focalizzarci sugli errori commessi in quella precedente, perché nel basket ci sono tanti alti e bassi. Alla squadra parlo prima di una partita ma il meno possibile, perché voglio solo alzare la carica».
Che potenzialità può avere la Vanoli?
«Al momento è presto per parlare di queste cose con una certa coerenza, è presto anche per fare discorsi che possano esprimere alcune ambizioni. La salvezza rimane il punto di partenza della Vanoli, resta il principale focus della stagione ma io vorrei sperare, e provo a dirlo anche alla squadra, che si possa andare anche un po’ oltre. Se si lavora bene e si fanno bene le cose, magari possiamo concederci una Final Eight di Coppa Italia. Mi è già accaduto in passato di giocare per squadre che venivano infilate nei posti peggiori del ranking a inizio stagione e questo secondo me è solo uno stimolo ulteriore per andare oltre. Credo che tutti noi dovremmo trarre solo una spinta emotiva in più per dimostrare che meritiamo ben altro ranking e per superare le critiche e le cose negative, tra virgolette, che vengono dette sulla squadra. Chiaro che parlerò sempre di salvezza ma questo non ci deve precludere la voglia di alzare l’asticella».
Nato nel 1985, Burns resta il giocatore più anziano della Lega A di basket. Subito dopo di lui Dunston (1986, Olimpia Milano), Forray (1986, Trento) e Hackett (1987, Virtus Bologna), tanto per citarne alcuni, visto che il campionato italiano è comunque ricco di elementi esperti. Come ci si sente a essere il più esperto di tutti?
«È una cosa carina, nel senso che posso giocare ad alti livelli e quando il fisico risponde pensi che potresti giocare altri cinque o sei anni senza problemi. Per me è un onore, il tempo vola ma sono felice quando mi sento bene e quando gioco per una buona squadra. È il mio 19° anno da professionista e per un americano è pazzesco perché noi usciamo dal college superati i 20 anni o anche di più, a differenza di altre nazioni dove magari uno esordisce qualche anno prima. È tanto tempo e ho speso metà della mia vita in Europa, tanto che mia madre ogni tanto mi chiede ‘ma quando hai intenzione di smettere di giocare?’. A pensarci bene ho girato l’Europa. Prima di approdare in Italia ho giocato in diverse nazioni: Polonia, Portogallo, Germania, Ucraina, Israele, Italia a Montegranaro, Russia, Repubblica Ceca e Dubai. Chiuso questo giro sono ritornato in Italia: Brescia, Cantù, Milano, Napoli e adesso Cremona».
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