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30 aprile 1968

Due illustri cremonesi: il ministro Genala e il liutaio Stradivari

Rivelati per la prima volta alcuni particolari sulla vita del politico e svelati i segreti del 'mago' dei violini

Annalisa Araldi

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aaraldi@publia.it

30 Aprile 2019 - 07:00

Due illustri cremonesi: il ministro Genala e il liutaio Stradivari

Sono gli anni di Firenze, capitale d'Italia. La città ricca di memorie di arte e di gloria assume un'importanza nazionale ed accoglie ad un tratto ministri e deputati, senatori e diplomatici. Questi furono gli anni più belli della marchesa Emilia Peruzzi Toscanelli. Allora l'avito palazzo del marito di lei, Ubaldino Peruzzi, in Borgo de Greci, che già aveva albergato antenati illustri, ricchi banchieri, gonfalonieri di giustizia, priori. ambasciatori, su su fino a Filippo Peruzzi, Console nel 1260 della Lega Guella contro Farinata degli liberti, a Baldassarre Peruzzi, nel 1500, architetto insigne, e più su ancora, fino ad Ubaldino. divenne il salotto più frequentato ed il luogo di convegno delle personalità più in vista di 'Firenze, che vi trovavano l'accoglienza calda, garbata ed aperta della marchesa Emilia. Mentre il marito, patrizio fiorentino, deputato al Parlamento italiano, ministro con il Cavour e con il Minghetti, veniva eletto primo sindaco di Firenze italiana, la moglie, pervasa dall'onesta ambizione di essere degna moglie di un uomo cosi onorato ed apprezzato e di essergli accanto nella sua ascesa, faceva del proprio salotto il cervello della capitale. Furono gli anni suoi più belli e più pieni, ripeto, nei quali la marchesa Emilia piccola ed aggraziata, anche se, pare, non bella, attentissima osservatrice ma non ciarliera, scaldò al fuoco dei caminetti delle sue sale patrizie (e si I scaldò al fuoco del loro lustro e del loro ingegno) uomini illustri nella politica e nella letteratura, quali Giuseppe i Giusti, il Prati, Massimo D'Azeglio e Ruggeri Bonghi.

Dall'Italia di marzo, la rivista mensile edita dall'ENIT, pubblichiamo questo servizio su Stradivari e sulla città di Cremona.
Nel museo della liuteria di Cremona sono conservati più di 500 pezzi. Modelli in I carta o in legno per la esecuzione delle singole parti di vari strumenti (violini, i viole tenore, viole contralto, viole da gamba alla francese e all'italiana, viole di amore, piccole viole so- i piano con o senza punte, con e senza gobba, violoncelli, bassetti, mandolini e coristi, arpa, canini e poschettes di varie forme e dimensioni), nonché numerose forme in legno di noce o di salice per la costruzione di violini e viole. Inoltre, disegni vari a penna, traforati o forati, per l'esecuzione degli intarsi tra cui la serie completa di quelli del «Greffuhle». Il tutto, rigorosamente accertato autentico di Stradivari. Il violino: una breve tastiera, la cassa del piano convesso solcato da due «effe», l'intaglio del ponte, il capriccio delle decorazioni. Tutto qui. Resta il mistero di Stradivari, d'un uomo che lungo i suoi novant'anni fabbricò più di mille gioielli sonori, tutti di versi e perfetti. Lo stemma di famiglia del famoso liutaio, ove due agili cavallucci marini fluttuano a mezz'aria, ricorda esattamente con i profili sinuosi, le «effe» dei suoi violini. E vediamo di cercare lo spirito, la forza interna di una tradizione artigianale che col trascorrere degli anni è divenuta una preziosa eredità culturale.

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