L'ANALISI
06 Aprile 2019 - 07:00
Il pilota gussolese Angelo Bergamonti ha perso la vita in un incidente durante la gara delle 350 cc. che ha poi costretto gli organizzatori a sospendere la gara delle 500 cc.
L'incidente di Angelo Bergamonti è accaduto durante il settimo giro della corsa delle 350 cc. In quel momento conduceva Agostini in virtù di una prontissima partenza. Angelo stava compiendo un giro velocissimo (il precedente era stato ed è rimasto il più veloce della giornata alla media di 115.284 Km. orari). Egli stava riducendo ulteriormente il distacco sul battistrada che era ormai a portata di mano. Testimoni oculari presenti sul punto di percorso ove è avvenuta la tragedia (a qualche centinaio di metri dalla curva che immette sul rettifilo d'arrivo al termine del rettifilo opposto) affermano di aver visto Angelo staccare proprio in prossimità di pozzanghere.
Nella frenata, la macchina che aveva perso l'aderenza si inclinava sul lato sinistro e successivamente sbalzava fuori dalla carenatura lo sfortunato gussolese che proseguiva la sua corsa strisciando sull'asfalto per almeno 150 metri.
Data la violenza dell'urto sull'asfalto (si può presumere che la velocità sia stata attorno ai 200 km. all'ora) e anche a causa di un urto contro un paletto in ferro che sostiene un cartello pubblicitario, l'incidente ha assunto subito proporzioni drammatiche.
Inviato immediatamente all'ospedale Ceccarini di Riccione, il medico di turno ad un primo esame riscontrava subito che la ferita più grave era quella riportata alla testa con una sospetta frattura della base cranica. Veniva quindi deciso d'urgenza di portare lo sfortunato pilota al «Bellaria» di Bologna ove giungeva alle 20,05 seguito dalla moglie signora Rosa, dalla figlia maggiore Marina di 8 anni, dal cugino e dalla cognata.
La diagnosi di entrata era subito agghiacciante e alle 23,45 Angelo Bergamonti spirava.
Si chiudeva così una vita tutta spesa per lo sport motociclistico e la famiglia. Una esistenza di continue tribolazioni per l'infierire continuo dì una sorte tremenda che non gli ha mai lasciato gustare a lungo il piacere dei sonanti successi, conquistati sovente con condotte di gara rischiosissime proprio per sopperire alle deficienze dei mezzi meccanici a disposizione.
Sei titoli nazionali, vittorie in gare nazionali e in Gran Premi di campionato del mondo sono ciò che ora ci resta di lui.
L'ultima impresa l'ha suggellata qualche attimo prima di cadere, un giro veloce che nessun centauro in siffatte condizioni riuscirà mai ad eguagliare.
Per il motociclismo di tutto il mondo sono questi momenti di grande dolore. Non ci resta che il ricordo del suo viso sempre sorridente e sereno e le lacrime del familiari con la signora Rosa, le due amatissime figlie, il papà e la mamma vittime innocenti di un destino incredibile.
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