L'ANALISI
27 Giugno 2015 - 11:54
Nel film Un tranquillo week end di paura del 1972 una delle scene più famose, poi diventata un cult del cinema hollywoodiano, è quella chiamata Dueling Banjos ovvero ‘la sfida dei banjo’. In quella clip un cast stellare composto da Burt Reynolds, John Voight e Ned Beatty rimane assorto ad ascoltare il loro amico Ronny Cox che, chitarra alla mano, improvvisa una ‘battaglia’ a colpi di accordi e note con un ragazzino ‘armato’ di banjo.
A onor del vero il pezzo originale, scritto nel 1955 da Arthur ‘Guitar Boogie’ Smith, fu arrangiato per il film ma dopo il successo della pellicola il pezzo musicale Dueling Banjos riuscì a scalare tutte le classifiche musicali del periodo arrivando addirittura al secondo posto della Top 100 nel 1973. La città di Cremona, oltre ad essere la patria dei violini, ha degli ‘interessi’ diretti anche nel banjo in quanto uno tra i più grandi insegnanti di questo strumento a corde, Frank B. Converse, decise di chiamare uno dei suoi libri — una vera e propria pietra miliare nello studio dello strumento scritto nel 1863 — The Old Cremona, ovvero la ‘vecchia Cremona’.
Il legame tra le 4 corde di Cremona, i violini, e le 4 corde statunitensi (poi divenute 5 con l’allargarsi degli appassionati) parte da uno scherzo o meglio, da una visione ironica del banjo. Il primo riferimento tra Cremona e questo cordofono parte da un metodo per lo studio del banjo scritto dal primo insegnante dello stesso, lo statunitense Thomas Briggs che, nel 1855, fece pubblicare un libretto con le ‘istruzioni d’uso’ per il banjo dichiarando, nella sua autobiografia in fondo allo stesso, di aver usato il suo strumento preferito per studio e la compilazione del metodo, banjo che lui stesso chiama Old Cremona. Le radici di questo nome vanno cercate nel profondo della società statunitense di allora, a quei tempi il banjo era uno strumento che si stava diffondendo soprattutto tra la popolazione più povera e tra gli schiavi di allora in relazione alla ‘povertà’ musicale e strutturale dello strumento (spesso creato con corde improvvisate, un pezzo di legno e un pezzo di metallo) e del suono non proprio cristallino. A causa di questa contrapposizione qualitativa il banjo venne sarcasticamente soprannominato Old Cremona, con un ironico ed esplicito riferimento alla città di Cremona e alla eccezionale qualità dei suono dei violini. La contrapposizione tra i due strumenti a corde e la società di allora era evidente, i più agiati compravano violini anche di fattura cremonese, mentre i poveri si accontentavano di costruirsi uno strumento con pezzi trovati in casa. Da quel momento il banjo cominciò a diffondersi tra ampie porzioni della popolazione ma gli strumentisti, fedeli alle tradizioni e al valore riconosciuto dei violini cremonesi, cominciarono a creare strumenti con la cassa armonica dipinta secondo gli standard della liuteria cremonese o meglio, cercando di dare un colore alla stessa che potesse ricordare i colori dei violini cremonesi, il tutto perché rendeva gli strumenti più appetibili ai compratori.
La diffusione del banjo fu enorme durante la guerra di secessione americana con i soldati delle due fazioni che scrivevano e suonavano canzoni dedicate alle sanguinose battaglie tanto da venir soprannominati The minstrels of war (i menestrelli della guerra) e, proprio sul finire della guerra civile statunitense, il libro Old Cremona diventa di pubblico dominio in quanto, al Wood’s Minstrel Hall di New York nel gennaio del 1865 lo stesso Frank Converse salì sul palco (le Minstrel Hall ospitavano spettacoli teatrali, musica, comici e parolieri tutti nella stessa serata) per proporre le partiture scritte sul suo libro Old Cremona. I giornali locali, tra cui il famosissimo New York Herald e il New York Clipper descrissero l’enorme entusiasmo tra il pubblico quando Frank Converse ‘il famoso maestro di Old Cremona’ si produsse nella sua esibizione dal vivo rendendo onore agli applausi e suonando ‘da maestro’ il suo banjo. La figura di Frank Converse andava comunque oltre le partiture e la tecnica del banjo, tra le pagine di Old Cremona vi sono scritte anche battute, scherzi e barzellette (spesso con l’accompagnamento dello strumento) che, a volte, andavano oltre il buon gusto di allora ma, considerando il pessimo periodo che gli Stati Uniti vivevano in quegli anni di guerra, anche quelle battute venivano accettate e spesso accompagnate dal pubblico. Il successo del libro Old Cremona divenne enorme tra i suonatori di banjo statunitensi, il metodo è un vero e proprio ‘punto di passaggio obbligato’ per coloro che decidono di dedicarsi a quello strumento tanto che anche oggi molti artisti ripercorrono i ‘minstrels of war’ di circa 150 anni fa presentandosi alle loro apparizioni dal vivo con nomi d’arte legati a Cremona. E’ il caso di Old Cremona, suonatore di banjo come solista o in coppia e narratore della guerra di secessione o del gruppo Tin Cremona, polistrumentisti che hanno il banjo come principale forma di accompagnamento. Nella cultura americana i moderni ‘minstrel of war’ organizzano spettacoli con musiche e canti per far rivivere i tradizionali spettacoli che venivano proposti durante il periodo della guerra civile, fermo restando l’importanza di uno strumento che, nella sua storia, aveva trovato un rapporto ‘di parentela’ con i violini cremonesi.
Marco Bragazzi
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