L'ANALISI
29 Dicembre 2025 - 05:05
Gian Domenico Auricchio, presidente della Camera di Commercio di Cremona, Mantova e Pavia e di Unioncamere Lombardia
CREMONA - Cremona tiene la barra dritta, anche in un mare che continua a restare agitato. I dati sull’import-export relativi al terzo trimestre 2025 raccontano di un territorio che, pur senza exploit clamorosi, riesce a difendere le proprie posizioni sui mercati esteri e a mostrare segnali di resilienza importanti per il tessuto produttivo locale. Numeri che emergono dall’analisi diffusa nelle scorse ore dalla Camera di Commercio di Cremona-Mantova-Pavia, basata sui dati Istat, e che per Cremona parlano di una crescita delle esportazioni dell’1,4% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Al 30 settembre 2025 le imprese cremonesi hanno esportato beni per un valore complessivo di quasi 4,6 miliardi di euro. Un risultato che assume un significato molto importante soprattutto se inserito nel contesto internazionale attuale, segnato da rallentamento del commercio mondiale, tensioni geopolitiche e volatilità dei mercati energetici.
Non va però dimenticato che sul fronte delle importazioni si registra un incremento ancora più marcato, pari al +3,9%, con un valore che supera i 5,2 miliardi di euro. Sebbene il saldo commerciale rimanga negativo e si attesti a -635 milioni di euro, il dato riflette una forte integrazione delle imprese cremonesi nelle catene di approvvigionamento internazionali e un’intensa attività produttiva, con importazioni in crescita a sostegno di filiere che continuano a lavorare e a investire nonostante un contesto globale complesso.

Entrando nel dettaglio dei settori, il quadro che emerge è tutt’altro che uniforme. A sostenere l’export cremonese sono soprattutto comparti storicamente radicati nel territorio. Crescono i metalli di base e i prodotti in metallo (+1,2%), ma soprattutto brillano l’industria chimica (+5,7%) e l’agroalimentare, con prodotti alimentari, bevande e tabacco in aumento del 6,8%. Segnali incoraggianti arrivano anche dal legno e dai suoi derivati (+10,6%) e, in modo più netto, dai mezzi di trasporto (+22,3%). Di contro, continuano a soffrire settori chiave come i macchinari (-8,9%), il tessile-abbigliamento (-9%) e l’elettronica, con cali a doppia cifra per apparecchi elettrici ed elettronici.
Anche l’analisi dei mercati di sbocco racconta molto della fase che sta attraversando l’economia cremonese. Le esportazioni verso diversi Paesi europei mostrano una dinamica positiva: Spagna, Paesi Bassi, Romania e Regno Unito registrano incrementi significativi, così come gli Stati Uniti (+4,9%). Pesano, invece, i segni meno verso partner storici come Germania (-3,9%) e Francia (-2,5%), un dato che riflette le difficoltà economiche che attraversano le principali economie del continente europeo.
«I dati dimostrano che le merci lombarde e cremonesi - spiega Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia e della Camera di Commercio di Cremona, Mantova e Pavia - continuano ad essere richieste nel mondo per la loro qualità e per l’efficienza delle imprese che le producono. È un segnale incoraggiante, perché il terzo trimestre coincide con l’avvio degli effetti dei dazi introdotti dal presidente americano Donald Trump. I numeri non sono trionfalistici, ma vanno letti con attenzione e monitorati con continuità in vista della prossima rilevazione: sarà soprattutto il quarto trimestre a risultare decisivo per definire il consuntivo del 2025 e capire meglio quali scenari si apriranno nel 2026”.
Nel confronto con il resto del territorio camerale, Cremona si colloca in una posizione intermedia. Mantova corre più veloce, con un +7,2% dell’export e una bilancia commerciale ampiamente positiva, mentre Pavia continua a faticare, chiudendo i primi nove mesi dell’anno con un lieve calo delle esportazioni. Per Cremona, dunque, il dato più rilevante non è tanto la percentuale di crescita, quanto la capacità di rimanere agganciata ai mercati esteri in una fase complessa, confermando la solidità di molte filiere locali.
Una tenuta che, come sottolineato anche dai vertici camerali, dovrà però essere accompagnata da investimenti in innovazione, diversificazione dei mercati e maggiore efficienza produttiva. Perché se è vero che Cremona resiste, è altrettanto vero che la competizione internazionale non concede pause. E il futuro dell’economia provinciale si giocherà proprio sulla capacità delle sue imprese di trasformare questa prudente ripresa in uno slancio più deciso.
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