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Scoperta in Biblioteca Statale

Ritrovate le veline che Roberto Farinacci passava a un redattore del ‘Regime fascista’

Gigi Romani

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27 Febbraio 2014 - 18:15

Ritrovate le veline che Roberto Farinacci passava a un redattore del ‘Regime fascista’

Il direttore della biblioteca statale Stefano Campagnolo mostra gli scritti del gerarca (foto ZOVADELLI)

Le veline di Roberto Farinacci per «Il regime fascista», ma soprattutto carte autografe del ras di Cremona che sono emerse, inattese, risistemando il fondo Renzo Bacchetta. La scoperta è stata fatta in Biblioteca Statale dove è conservato il fondo, riordinato da Bruna Riboni, studentessa del Dipartimento di Lettere e Beni culturali di Musicologia che si è ritrovata fra le mani foglietti ingialliti, vergati nientemeno che dal duce di Cremona. «E’ stata una sorpresa per tutti, constatare che quella serie di appunti e lettere, 147 in tutto per buona parte erano firmate e scritte di pugno da Roberto Farinacci — spiega Stefano Campagnolo, direttore della Biblioteca Statale —. Esiste un fondo Farinacci a Roma, qualche carta alla Braidense di Milano, poi che io sappia sono pochi gli scritti autografi di Farinacci. Comunque sia, i bilanci spetteranno agli storici. Il nostro compito è quello di aver ridato luce a queste carte e al tempo stesso di metterle a disposizione degli studiosi». Renzo Bacchetta ha avuto un ruolo non secondario nello sviluppo della scuola di liuteria, nata nel 1938, e del fondo Bacchetta la Biblioteca nel maggio scorso ha esposto documenti e foto dedicate alla liuteria e alla scuola. «Ora con questa scoperta, veniamo a conoscenza che Bacchetta che molti ricorderanno come il cartolaio di via Palestro nella seconda metà del XX secolo lavorò al Regime fascista — continua Campagnolo —. Le carte in molti casi sono indicazioni che Roberto Farinacci scriveva a Bacchetta indicando l’argomento dell’editoriale, i punti da sviluppare. Insomma sono vere e proprie istruzioni per costruire articoli, con tanto di lunghezza e posizione nella pagina che poi — probabilmente — spettava a Bacchetta redigere e firmare col nome di Roberto Farinacci. Si è sempre pensato che Farinacci si avvalesse di quelli che oggi chiameremmo ghost writer per i suoi articoli, se non per gli stessi suoi libri. Basti ricordare le polemiche di qualche anno fa legate ai Diari di Farinacci… Con le carte trovate nel fondo Bacchetta emerge questo aspetto, tutto da studiare. Ci sono indicazioni redazionali, ma anche lettere, c’è quella di una delatrice che in cambio di favori è disposta a indicare chi è avverso al regime».



Insomma le carte di Bacchetta sembrano destinate a mettere nuova luce sul rapporto fra Farinacci e la città, sull’importanza che il gerarca diede alla comunicazione e al suo giornale. «Il fondo Bacchetta è un fondo eminentemente librario. A renderlo particolare e importante è ora questa scoperta. Insieme a queste carte manoscritte ce ne sono altre — continua Stefano Campagnolo —. C’è una storia della liuteria e una storia del fascismo, si tratta di appunti, fogli sparsi di Bacchetta. Anche in questo caso sarebbe interessante mettere in relazione il manoscritto con la storia del fascismo, firmata da Farinacci. Insomma le carte Bacchetta credo possano essere una fonte interessante, unica e preziosa per leggere l’attività politica, editoriale e di propaganda messa in campo da Farinacci». La scoperta documentale fatta in Biblioteca Statale — l’istituzione è impegnata in un sistematico riordino dei suoi fondi e altre sorprese non mancheranno, c’è da scommettere — si lega in maniera singolare e non casuale alla messa in rete del Regime fascista, microfilmato e indicizzato col il sostegno della Sec e del quotidiano «La Provincia». Insomma le fonti per lo studio del Ventennio e dei suoi protagonisti sono una risorsa per gli storici. La possibilità di consultare da casa «Il regime fascista» è un’opportunità preziosa per chi si occupa di storia del XX secolo e in particolar modo del Ventennio. A tal proposito Stefano Campagnolo pensa ad una mostra: «Mi piacerebbe organizzare una mostra documentaria per far conoscere alla città le carte del fondo Bacchetta — spiega —, magari mettendo in relazione gli scritti di Farinacci con l’effettiva realizzazione e stesura dell’articolo a cui quelle indicazione di contenuti si riferiscono. Sarebbe anche un’occasione per raccontare e spiegare l’eccezionale sforzo di messa in rete e indicizzazione del giornale compiuta dalla Sec».
Nicola Arrigoni
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