Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

La nostra storia

Gli eserciti del libero comune Parte 3

Gigi Romani

Email:

lromani@laprovinciadicremona.it

29 Gennaio 2014 - 15:32

Gli eserciti del libero comune Parte 3
Continua con l’ultima puntata la pubblicazione di un estratto della tesi di laurea di Damiano Franzosi sugli eserciti, l’armamento e le modalità di reclutamento di Cremona in età medievale. Un lavoro che analizza tutto l’aspetto bellico cittadino. Soffermandosi anche sulle strutture amministrative di Cremona e su figure come i podestà, le classi sociali, la loro funzione in battaglia. Il significato che avevano gli eserciti per il libero comune, uno dei più potenti del nord. Cremona infatti era una delle più grandi e popolose città, ricca e politicamente rilevante nelle strategie dell’impero. Una città che gareggiava da pari a pari con Milano (e spesso vinceva) che dava agli imperatori truppe scelte, che spesso in più di una battaglia sono state determinanti per la vittoria (come a Cortenuova). Franzosi ha ricostruito tutti questi aspetti con una prospettiva nuova, che mette in luce un carattere dei cremonesi sorprendente: la feroce bellicosità. Un aspetto perso poi negli anni, quando Cremona rimane importante nell’Impero asburgico ma non fornisce più eserciti di popolo, ma condottieri che non combattono più per le loro case e le loro famiglie, ma per una casa reale lontana, legati da un patto d’onore. Un aspetto perso anche un motivo semplice: i cremonesi diventano ricchi, molto ricchi, si... addolciscono e si sentono parte integrante di un impero più grande che combatte per loro. Ma ecco il racconto di Damiano Franzosi.
TERZA PARTE


«Risalgono al 1308 alcuni documenti che testimoniano l’arruolamento di cinque conestabilarie, ossia formazioni di mercenari guidate da un conestabile. Questi gruppi potevano avere un numero di effettivi variabile, dalle poche decine al centinaio, certamente erano comunque gruppi piuttosto piccoli rispetto alle più ben note grandi compagnie mercenarie che spadroneggiarono sul finire del XIV secolo in tutta Italia. Il conestabile fungeva da capo riconosciuto della compagnia e faceva da intermediario tra il datore di lavoro e i propri compagni, impegnandosi in loro vece a rispettare i termini del contratto e a ricevere la paga che veniva poi distribuita tra i vari membri della conestabilaria. I cinque conestabili arruolati da Cremona provenivano da città della pianura padana quali Milano, Lodi, Reggio, Faenza e Forlì. Accadeva spesso infatti che gli uomini d’armi di una città, quando questa non era impegnata in operazioni militari, si proponessero come soldati di professione presso altri comuni. Cremona non ingaggiò solamente dei fanti ma vennero conclusi contratti anche con compagnie di cavalieri. Queste conestabilarie venivano pagate in base al numero di cavalli da guerra che riuscivano a portare in battaglia. Un documento del luglio 1308 ci informa che il prezzo pagato al capitano della formazione, tale Pietro Monte da Mantova, era di 20 lire imperiali per ogni cavallo procurato (una cifra abbastanza considerevole). Sebbene la figura del mercenario senza scrupoli pronto a cambiare bandiera vendendosi al miglior offerente sia in parte da rivedere, questa triste fama potrebbe avere un fondo di verità. Il comune di Cremona infatti nel 1284 aveva introdotto una misura per evitare disastrosi voltafaccia sul campo di battaglia. Il governo cremonese infatti ordinò di assoldare stipendiari provenienti solamente da città amiche di Cremona, o comunque facenti parti dello schieramento guelfo. Nonostante questo vistoso aumento dei soldati di professione non bisogna scordare come il nucleo principale dell’esercito Cremonese rimanesse comunque composto dai cittadini in armi. I mercenari ricoprivano, all’interno della forza armata cremonese, un ruolo di supporto. Nel 1296 Cremona era alleata del marchese Azzo VIII d’Este, impegnato in 5 quell’anno in una sanguinosa guerra contro Bologna. Per aiutare il suo alleato Cremona chiamò in azione 1000 cittadini armati delle loro temibili mannaie. L’esercito cremonese non era dunque una forza armata permanente, come siamo abituati a vedere ai nostri giorni, ma era composto, in gran parte, da cittadini, sia nobili che non, pronti a passare dallo status di civile a quello di militare ogni qual volta il comune l’avesse richiesto».
Damiano Franzosi
©RIPRODUZIONE RISERVATA

La curiosità
L’alleanza con l'imperatore, il quale utilizzò Cremona come sua ‘capitale di guerra’, comportò per i cremonesi un forte impegno militare. Tra il 1213 e il 1218 Cremona fu alle prese con una guerra contro Milano e Piacenza, a causa di questioni riguardanti dispute di vecchia data relative al possesso dell'Insula Fulcheria. Il periodo nel quale l'esercito cremonese venne mobilitato numerose volte fu sicuramente quello delle grandi campagne militari condotte dall'imperatore nel nord Italia. Nel 1226 e 1228 i cremonesi, insieme agli eserciti delle altre città alleate con Federico II, combatterono nel contado bolognese, contribuendo alla distruzione di alcune fortificazioni, delle quali ricordiamo Piumazzo, mentre nel 1233 il podestà cittadino, Guglielmo di Andito, famoso per sue doti di leader militare, guidò, in pieno inverno, gli uomini d’armi cremonesi in una campagna nella val di Ceno contro i fuoriusciti piacentini.
Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400

Prossimi Eventi

Mediagallery

Prossimi EventiScopri tutti gli eventi