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#DIRITTODICRITICA: Zimmerman e Choni in concerto, la recensione

Nuovo appuntamento con l'iniziativa organizzata dal giornale 'La Provincia' e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli

La Provincia Redazione

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21 Febbraio 2025 - 11:41

#DIRITTODICRITICA: Zimmerman e Choni in concerto, la recensione

CREMONA - Torna l'appuntamento con #DIRITTODICRITICA, l'iniziativa organizzata dal giornale La Provincia e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, che offre agli studenti delle scuole cremonesi la possibilità di esprimere il loro giudizio motivato e argomentato sugli spettacoli in cartellone al Ponchielli. Protagonista di questo appuntamento è il concerto di del duo composto da Frank Peter Zimmermann e Dmytro Choni.

VERDIANA GHISOTTI - 3ª LICEO CLASSICO MANIN
Note armoniose e soavi hanno animato il Teatro Ponchielli di Cremona la sera del 14 febbraio, dove per la prima volta abbiamo visto esibirsi al violino Frank Peter Zimmermann, illustre musicista di fama internazionale, accompagnato al pianoforte dal talentuoso e brillante Dmytro Choni.
Un’incantevole serata in cui i due rinomati artisti con un programma studiato e particolare ci hanno accompagnati in un viaggio fra Ottocento e primi decenni del Novecento, proponendoci brani di Franz Schubert, Karol Szymanowski, Johannes Brahms e Béla Bartók. Con assoluta maestria hanno saputo mettere in relazione le opere dei quattro compositori, apparentemente prive di affinità, in due ‘dialoghi’ che ci hanno rivelato i numerosi tratti comuni celati sotto la superficie.
Partendo con le Variazioni di Schubert, rimaniamo subito catturati dall’intensità delle emozioni che traspirano nel brano, il cui filo conduttore pare essere un amore forte e appassionato su cui tuttavia grava il peso del dolore e dell’inquietudine, che in certi tratti vanno a intaccare la flessuosità della composizione con momenti di improvvisa agitazione ad esprimere i tormenti dell’autore. Con i tre Poemi di Szymanowski invece passiamo ad una nuova dimensione, sullo sfondo della mitologia e del folclore, in cui le emozioni sono più intense e cariche e dove si intrecciano temi quali tragedia, dolore, amore e metamorfosi, risultato del fine lavoro di introspezione del compositore che con profondità ripercorre momenti e scenari intimi della propria vita.
La seconda parte del programma si apre con la Sonata di Brahms, in cui troviamo tematizzato il romanticismo in chiave tanto emotiva e passionale quanto consapevole e matura, elaborata dal compositore ormai anziano che, seppur al culmine della propria attività, non risulta languido o scontato ma ancora una volta ci stupisce con potenza artistica. A conclusione troviamo la Sonata di Bartók in cui è chiara la differenza data dalla visione novecentesca ben più tarda rispetto ai brani precedenti, a tratti sbrigativa e stilizzata ma al contempo espressiva ed estatica, che riesce a regalarci momenti emotivi e di riflessione.
Una serata meravigliosa ed elegante che ci ha lasciati estasiati per la indiscutibile e straordinaria bravura di Zimmermann e Choni, capaci di regalare emozioni indimenticabili e di farci riscoprire un genere musicale in maniera originale e unica.

VERTOVA REBECCA

Frank Peter Zimmermann incanta Cremona: un viaggio musicale tra classicismo e modernità

La sera del 14 febbraio 2025, il Teatro Ponchielli di Cremona ha ospitato un concerto straordinario, con il violinista Frank Peter Zimmermann e il pianista Dmytro Choni protagonisti di un programma che ha intrecciato tradizione e innovazione, evocazione simbolica e sperimentazione formale.

Zimmermann, con una maestria assoluta, ha saputo trasformare ogni nota in pura emozione, incantando il pubblico con un’esecuzione che trascendeva la semplice tecnica per diventare esperienza sensoriale totale. Il suo violino, l’Antonio Stradivari “Lady Inchiquin” del 1711, sembrava avere una voce propria, capace di raccontare storie profonde e misteriose. Bastava chiudere gli occhi per essere trasportati in un’altra dimensione, quasi sull’Olimpo della musica, dove il tempo e lo spazio si dissolvevano nell’intensità del suono.

Il programma, costruito come un dialogo tra epoche e linguaggi diversi, ha visto nella prima parte un confronto tra le Variazioni di Schubert e i Tre Poemi di Szymanowski. Se il primo manteneva una malinconica eleganza, il secondo si è rivelato un turbine simbolista, pieno di tensione e pathos. L’acqua, tema ricorrente, si è fatta metafora di passione e turbamento, tra le onde gentili di Schubert e le correnti impetuose di Szymanowski.

Nella seconda parte, le Sonate op. 120 di Brahms hanno svelato un romanticismo frammentato e profondo, mentre la Seconda Sonata di Bartók ha spinto il pubblico verso un universo più astratto e sperimentale, in un gioco ritmico ipnotico ed estatico. Il violino e il pianoforte, più che dialogare, sembravano rispecchiarsi l’uno nell’altro, inseguendosi tra tensione e rilascio, tra ombra e luce.

La sala del Ponchielli ha trattenuto il fiato per l’intera durata del concerto, per poi esplodere in un applauso travolgente al termine dell’esibizione. Zimmermann ha dimostrato, ancora una volta, perché è considerato uno dei più grandi violinisti del nostro tempo: non solo per la sua precisione impeccabile, ma per la capacità di dare anima alla musica, trasformandola in un’esperienza mistica e indimenticabile.

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