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#DIRITTODICRITICA: "Rigoletto", le recensioni degli studenti

Torna l'appuntamento con l'iniziativa organizzata dal giornale 'La Provincia' e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli

La Provincia Redazione

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18 Dicembre 2024 - 16:13

#DIRITTODICRITICA: "Rigoletto", le recensioni degli studenti

CREMONA - Torna l'appuntamento con #DIRITTODICRITICA, l'iniziativa organizzata dal giornale La Provincia e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, che offre agli studenti delle scuole cremonesi la possibilità di esprimere il loro giudizio motivato e argomentato sugli spettacoli in cartellone al Ponchielli. Protagonista di questo appuntamento è "Rigoletto".

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BENEDINI RICCARDO – 4 LICEO ASELLI

Al Ponchielli è andata in scena Rigoletto di Giuseppe Verdi con Giuseppe Altomare, Paride Cataldo, Bianca Tognocchi, Mattia Denti e tanti altri, regia di Matteo Marziano Graziano e direzione di Alessandro D’Agostini.
L’opera narra la storia di Rigoletto, un buffone di corte a Mantova, e di sua figlia Gilda. Rigoletto è deriso dai nobili, ma è determinato a proteggere Gilda da un destino di sofferenza. Il duca di Mantova, libertino seduttore, conquista il cuore di Gilda ignara della sua vera identità. Rigoletto scopre la verità e, infuriato, pianifica vendetta contro il duca, ma il suo amore paterno lo porta a dilemmi morali. L’opera esplora temi di potere, amore e tradimento.
La scenografia appare forse un po’ troppo semplice per l’opera, con un fondo poco chiaro e pochi elementi d’arredo. Le luci sono sicuramente adatte alla rappresentazione ed equilibrate, non assolutamente abbaglianti. Al contrario, i costumi molto luccicanti rappresentano a pieno il tentativo di modernizzare l’opera ottocentesca. Molto apprezzata infatti è stata la modernizzazione della messinscena di Rigoletto, sia attraverso i costumi che per la presenza di elementi e oggetti dell’era contemporanea, come la macchina fotografica. Non si riesce a capire il perché della presenza di attori disabili, senza che questi abbiano un ruolo determinante nell’opera.
Il ritmo è parso abbastanza lento, dovuto ai canoni dell’opera, che non ha però determinato la distrazione del pubblico, grazie all’intermezzo di due lunghi intervalli. Attori/cantanti molto coinvolgenti, in quanto, oltre all’intonazione hanno saputo far trasparite le sensazioni dei personaggi.
Il rigoletto è comunque abbastanza prolissa con una trama molto elaborata, ma che, se seguita attentamente, può essere compresa a pieno e regalare forti emozioni. Nella scena finale, infatti, con la scoperta dell’identità del cadavere da parte di Rigoletto, si assiste al momento più emozionante dell’opera.

GHIDETTI EVA – 4 LICEO STRADIVARI

Che Rigoletto sia sempre stata, fin dalla sua prima messa in scena al Teatro La Fenice di Venezia, un’opera discussa ma al contempo fortemente acclamata si sa. Questo sopravviene anche nel rinnovamento perseguito dalla regia affidata al giovane Matteo Marziano Graziano, che nelle note sostiene di volersi concentrare sul tema della ‘spaccatura’ sociale ed emotiva che attraversa l’opera. Tale premessa, che pare così adeguata per il tema del libretto, non entusiasma il pubblico, anzi accende in sala una fervida polemica tra sbuffi e qualche disapprovazione. Inusuali i costumi pensati da Laurent Pellissier, completi di paillette argentate cui vengono sovrapposti colorati soprabiti come rimando alla nobiltà. Particolarmente apprezzato il costume indossato dalla Contessa di Ceprano, interpretata da Lara Rotili: una composizione di stoffe colorate che creano un’armonia eccentrica nell’abito. La rielaborazione di determinati particolari, come il Conte di Ceprano in carrozzina o Gilda che cerca aiuto tramite cellulare, non giungono a noi come idee innovative. L’elemento mancante è il coraggio di rappresentare con veritiera crudezza il dramma sociale della corte. Im-

mense soddisfazioni pervengono dal fronte musicale: Giuseppe Altomare, nel ruolo di Rigoletto, si distingue per la sua presenza scenica più drammatica, invece che buffonesca ma la prova è buona.

Attribuiamo al Duca di Mantova, interpretato da Paride Cataldo, un’esibizione rispettabile, una

voce calda e armoniosa con uno squillo imponente, in scena, però, manca di quell’arroganza che fa di lui un personaggio senza scrupoli. Particolarmente acclamata è Bianca Tognocchi nel ruolo di Gilda con un timbro chiaro e splendente, piacevolmente vellutato e dolce, agilità negli acuti, grande drammaticità interpretativa. Buona presenza scenica e vocalità nello Sparafucile di Mattia Denti.

All’altezza del personaggio libertino e frivolo, il contralto Victoria Pitts che interpretava Maddalena. Riusciti i vari comprimari: Baopeng Wang, Lorenzo Liberali, Raffaele Feo, Graziano Dellavalle, Federica Cassetti, Marco Tomasoni. Puntuale il Coro maschile di OperaLombardia.

Esibizione eccellente per l’orchestra di Alessandro D’Agostini: viene così definita la maggiore soddisfazione della serata grazie ad un approccio intensamente teatrale e alla veemenza musicale che hanno tenuto il pubblico concentrato per l’intera serata.

GHISOTTI VERDIANA – 3 LICEO CLASSICO MANIN

Sabato è andato in replica “Il Rigoletto” al teatro Ponchielli di Cremona, spettacolo che ha debuttato il 12 dicembre. La celebre opera in tre atti di Giuseppe Verdi, tratta dal dramma di Victor Hugo “Le Roi s'amuse”, é stata riproposta nella versione innovativa del regista Matteo Marziano Graziano, accompagnata dall'orchestra “I Pomeriggi Musicali” diretta da Alessandro D'Agostini.

In scena abbiamo visto Giuseppe Altomare nei panni di Rigoletto, Bianca Tognocchi come Gilda, Paride Cataldo nelle vesti del Duca di Mantova, Mattia Denti come Sparafucile e con loro, nei panni degli altri personaggi principali, Baopeng Wang, Graziano Dellavalle, Victória Pitts, Lara Rotili, Lorenzo Liberali, Raffaele Feo, Federica Cassetti e Marco Tomasoni.

Luci colorate, costumi sfarzosi e appariscenti e paillettes luccicanti sono stati i protagonisti indiscussi di questa rappresentazione, presentata da Graziano in una variante contemporanea e originale, un adattamento particolare e diverso dal solito giocato su cambi di luci, colori cangianti, stoffe brillanti, richiami alla modernità e introduzione di apparecchi tecnologici come macchine fotografiche, smartphone e visori VR. La storia si svolge su una scenografia particolare che lavora con linee spezzate, ombre e luci, chiaroscuri e trasparenze e che va mutando e scomponendosi atto dopo atto.

Con abilità e finezza il regista riesce a far funzionare tutti questi aspetti in una interpretazione singolare e inaspettata, che ci colpisce e sorprende e che ci appare scorrevole e innovativa, come si deduce dalle reazioni del pubblico, che ha omaggiato i cantanti con applausi a scena aperta e con una modesta ma sentita standing ovation al termine dello spettacolo.

Graziano ci ha mostrato come questa sia un’opera senza tempo che affronta tematiche sempre presenti e attuali, come quelle della “Spaccatura” e di una società corrotta in cui i valori umani sono compromessi e in cui vige la ricerca del potere personale; temi che invitano a una profonda riflessione, affrontati mediante un’interpretazione che, giocando soprattutto sull’elemento visivo, riesce a raggiungere un pubblico più ampio e vario, coinvolgendo anche i più giovani, presenti in gran numero alle due rappresentazioni, che hanno apprezzato la visione.

MARTELLOSIO RICCARDO - 5 LICEO STRADIVARI

Sabato 14 dicembre è andato in scena Rigoletto, al Teatro Ponchielli. Opera in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave e musica di Giuseppe Verdi, tratta dal dramma di Victor Hugo Le roi s’amuse, rappresentato a Parigi il 22 novembre del 1832.
Nella corte di Mantova, in cui l’opera è ambientata, tra i maggiori intrattenimenti vi è il beffarsi dei mariti gelosi e dei padri, ed il protagonista, Rigoletto, ossia il buffone, assolve pienamente a questa funzione, anche nell’interpretazione del regista Matteo Marziano Graziano, talvolta con qualche forzatura. Al limite del rispettoso, la messa in scena ‘surreale’ e ‘avanguardistica’ appare una brutta parodia del capolavoro di metà ’800. Verdi pone luce su una società profondamente ingiusta, corrotta e divisa, nella quale i valori egoistici rivelano un mondo crepato e compromesso. Il giovane regista sostiene di volersi concentrare proprio sul tema della “spaccatura sociale ed emotiva” che emerge in ogni aspetto della nuova rappresentazione, dai personaggi alle scene, fino ai costumi. Il nano, il Marchese in carrozzina, Giovanna, la custode, con la gamba ingessata e distratta da un cellulare (dettaglio anacronistico), il fondale letteralmente crepato e i costumi realizzati con stoffe disarmoniche, peró, creano un’accozzaglia scontata e già vista.

É sempre difficile rappresentare un'opera di rilievo come questa, il pericolo è di ridicolizzarla cercando di emulare l’atmosfera ottocentesca o quello di parodizzarla modernizzandola, che è quello successo con il nuovo allestimento di Graziano, in coproduzione con i Teatri di OperaLombardia. Il Teatro Fraschini di Pavia è stato capofila del progetto che, accanto al regista Graziano, vede come direttore musicale Alessandro D’Agostini.

Nota positiva è stata l’eccellente preparazione degli interpreti. Nel ruolo di Rigoletto, Giuseppe Altomare ci offre un'interpretazione espressiva e tormentata che non stupisce per la potenza vocale quanto per la presenza scenica. Paride Cataldo, nei panni del duca, ha una bella voce, squillante e imponente. Menzione speciale per Bianca Tognocchi, che veste i panni di Gilda. Timbro chiaro e splendente, affronta gli acuti senza paura e con apparente facilità.
La rappresentazione si è conclusa con applausi prolungati e scroscianti, testimoni di una bravura
tecnica percepita e di una discutibile scelta interpretativa.

RONCHI MATTEO – 3 LICEO CLASSICO MANIN

Come il canto delle sirene attirava i marinai sul fondo del mare, così nel pomeriggio di sabato 14 dicembre le inebrianti note della celebre opera “Rigoletto” di Giuseppe Verdi hanno attirato i cremonesi alla sua seconda ed ultima rappresentazione al teatro Ponchielli, sotto la magistrale direzione di Alessandro D’Agostini, direttore dalla ragguardevole carriera operistica.
La storia ruota intorno al protagonista Rigoletto, un gobbo buffone della corte di Mantova, e ad una maledizione che gli viene lanciata all’inizio dell’opera dal vecchio conte di Monterone, troppo canzonato dal buffone.

Rigoletto ha una figlia, Gilda, che tiene intenzionalmente nascosta, ma i cortigiani riescono a scoprire della sua esistenza e la rapiscono, credendola la sua amante, per poi farla conoscere al libertino Duca di Mantova.

Ella si innamora di lui, ma egli la tradisce e Rigoletto assolda un sicario per vendicarsi del Duca. In un colpo di scena finale, Gilda, ancora innamorata, si sacrifica al posto del Duca per poi chiedere perdono al padre nella commovente e drammatica scena finale.

La regia di Matteo Marziano Graziano soddisfa a pieno le aspettative, mentre le intense luci urtano le pupille in maniera eccessiva. I costumi hanno colori brillanti, in particolar modo quello luccicante e abbagliante del Duca di Mantova, come fosse un eroe omerico.

Delle voci la migliore della serata è stata indubbiamente Bianca Tognocchi nei panni di Gilda, una Gilda estremamente ben interpretata e carica di pathos e drammaticità, rovinata tuttavia nella scena del sacrificio dal gesto del nano che la spinge sul pugnale del sicario Sparafucile, come a buttarla sul ridere. Anche il protagonista, Giuseppe Altomare, è riuscito a rendere perfettamente i sentimenti di Rigoletto e tutta la sua ira e frustrazione. Tutta la tensione si concentra nel secondo atto, quando, dopo le tuonanti parole di invettiva “Cortigiani, vil razza dannata”, l’improvvisa esplosione in aria di un colpo di rivoltella, prima puntata contro i cortigiani, che fa rabbrividire l’intero teatro, mostra un Rigoletto combattivo e guerriero, disposto a qualsiasi cosa per riavere sua figlia. Meno bene un poco spavaldo e timido a livello vocale Duca di Mantova di Paride Cataldo. Nel complesso una buona rappresentazione che ha reso onore al genio verdiano.

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