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Stauffer: giovani e bravi gli ensemble da camera

Successo del concerto che ha chiuso la Chamber Music Week dei maestri Wu Han e Finckel

Giulio Solzi Gaboardi

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07 Ottobre 2024 - 09:22

Stauffer: giovani e  bravi gli ensemble da camera

Il Quartetto Goldberg si è confrontato con il ‘Quinten’ di Haydn

CREMONA - Un successo il concerto finale della Chamber Music Week, che si è tenuto nella sala Manfredini del Museo Civico Ala Ponzone. Cinque giorni di intenso lavoro, studio e confronto, durante i quali gli studenti dell’Accademia Stauffer hanno potuto misurarsi con due grandi artisti e docenti: la pianista taiwanese Wu Han e il violoncellista americano David Finckel. «Cinque giorni straordinari che lasceranno un marchio profondo nelle vite professionali dei ragazzi» ha commentato la direttrice dell’Accademia, Angelica Suanno.

fenice

Il Trio Fenice

I due maestri hanno seguito, durante la settimana di lavori, i tre ensemble da camera che hanno aderito al progetto: il Quartetto Goldberg, il Trio Fenice e il Quintetto Dedalo, tutti ideati in seno all’Accademia.

Il Quartetto Goldberg, formato da Jinghzi Zhang, Giacomo Lucato (violini), Matilde Simionato (viola) e Martino Simionato (violoncello), si è confrontato con il Quartetto per archi in re minore ‘Quinten’ di Haydn, brano impregnato di una classicità spumeggiante e fortemente espressiva.

Il Trio Fenice, composto da Elenoir Javanmardi (violino), Valentina Bionda (violoncello) e Federico Del Principio (pianoforte), esegue con successo il Trio n.2 per violino, violoncello e pianoforte in mi minore di Dmitrij Šostakovič: particolarmente riuscito l’arcinoto Allegretto che chiude la composizione, impressionante e sconcertante, come da volontà dell’autore.

quintetto

Il Quintetto Dedalo ha suonato pagine di Antonìn Dvoràk

Chiude la serata il Quintetto Dedalo, formato da Ruben Galloro, Janine Bratu (violini), Luca Infante (viola), Jacopo Sommariva (violoncello) e Alessandro Vaccarino (pianoforte).

Il gruppo affronta il Quintetto n.2 per archi e pianoforte in la maggiore di Antonìn Dvoràk, esaltandone i contrasti e i momenti più sorprendentemente estrosi. Tutti i giovanissimi ensemble sembrano aver recepito al meglio la lezione dei loro maestri, dimostrando profondo rispetto per la partitura, maturità interpretativa, coesione ed equilibrio, oltre a quel tanto di partecipazione emotiva necessaria a rendere emozionante anche per il pubblico le loro esecuzioni.

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