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IL VIRTUOSO CREMONESE

«Io, un ricercatore del bello»

Krylov aprirà la stagione concertistisca del Teatro alla Scala, appuntamento dal 21 al 23 novembre prossimi

Giulio Solzi Gaboardi

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24 Agosto 2024 - 10:48

«Io,  un ricercatore del bello»

CREMONA - Ancora considerata la massima istituzione musicale in Italia e nel mondo, il Teatro Alla Scala di Milano inaugurerà la prossima stagione sinfonica con un ospite d’eccezione che riporta Cremona su uno dei più prestigiosi palcoscenici al mondo. Si tratta del violinista Sergej Krylov. Russo, ma, da sempre, sotto sotto, cremonese, e dallo scorso anno cremonese onorario a tutti gli effetti.

Sarà proprio Krylov ad aprire la stagione concertistica 2024/2025, accompagnato dalla Filarmonica della Scala, diretta da Simone Young, acclamata direttrice d’orchestra australiana. Tre serate con Krylov protagonista: il 21 novembre alle 20 la prima, con repliche il 22 e il 23. Per Krylov, aprire la stagione sinfonica della Scala è «un grande onore, per cui ringrazio il sovrintendente (uscente, ndr) Dominique Meyer, che mi ha invitato dopo avermi seguito nel progetto dell’Orchestra del mare, durante il quale ho suonato un coloratissimo violino costruito dai carcerati con i materiali delle barche dei migranti». Un’esperienza che ha segnato il maestro.

La nuova stagione scaligera dedica grande spazio al repertorio romantico e tardoromantico e, infatti, nel concerto d’apertura, Simone Young dirigerà il Concerto in re maggiore op.77 per violino e orchestra di Johannes Brahms, uno dei pezzi del repertorio più celebri e affascinanti al mondo. Proprio del concerto brahmsiano sarà protagonista il cremonese onorario Krylov, mentre il secondo brano in programma è l’imponente poema sinfonico Ein Heldenleben (in tedesco ‘Una vita d’eroe’) di Richard Strauss, un concerto che vedrà dunque in dialogo due immensi autori di area germanica appartenenti a due generazioni differenti.

Non è la prima volta alla Scala per il maestro Krylov: il debutto al Piermarini porta la data del 21 ottobre 1992, accompagnato dalla pianista Stefania Mormone. Lui, appena ventenne, sul palco più famoso del mondo. E poi ancora nel '94 e nel 2016, fino al progetto con l’Orchestra del Mare nel febbraio scorso. Trent’anni dopo, l’emozione è la stessa: «Un grande onore per me tornare alla Scala. Ricordo bene il mio debutto. Ho ancora la locandina di quella sera». Krylov tornerà bambino, con il suo sguardo serio, il sorriso accennato, russo, la danza istrionica delle gambe e delle corde del suo violino: chissà se suonerà quello stesso violino che costruì suo padre liutaio.

Dopo trent’anni, Sergej si concede qualche bilancio, e riflette: «A cambiare davvero è il rapporto con la musica. Suonare è un modo per approcciarsi a noi stessi e in ogni periodo della nostra vita la stessa musica si presenta in modo diverso, più profondo. I musicisti sono ricercatori dell’emozione, del bello». Quell’emozione che gli provoca la Sonata di Brahms che dovrà affrontare in concerto: «Una musica che sta oltre le possibilità umane e strumentali. Non basta una vita per suonarlo al meglio: c’è sempre qualcosa che va approfondito». L’occhio è quello dello studioso, ma brilla la luce dello stesso ragazzo che Cremona imparò a conoscere e ad amare quarant’anni fa.

Era il 1989, lui aveva diciotto anni e aveva appena vinto il prestigioso concorso Rodolfo Lipizer. Arrivò a Cremona con il padre e la madre. Trovò ad accoglierlo Salvatore Accardo, che lo prese sotto la sua ala: da pochi anni era nata, infatti, l’Accademia Stauffer.

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