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UN ARTISTA DEL XVII SECOLO

«Era nato a Isola Dovarese», dall’archivio gli atti di Caletti

La scoperta sul pittore della ricercatrice Cecilia Vicentini in collaborazione con la storica Laura Berettera

Davide Luigi Bazzani

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05 Maggio 2024 - 12:31

«Era nato a Isola Dovarese», dall’archivio gli atti di Caletti

Giuseppe Caletti, L’Angelo custode presenta l’anima di un fanciullo al Redentore sottraendola al demonio, 1624-1625 circa, Pieve Terzagni, chiesa parrocchiale di San Giovanni Decollato

ISOLA DOVARESE - A distanza di secoli, è giunta la conferma che un importante artista del Ferrarese - Giuseppe Caletti - è nato a Isola Dovarese. «Una bellissima scoperta - spiega il sindaco Gianpaolo Gansi -. Isola Dovarese ha dato i natali a un artista importante che è vissuto e si è espresso a Ferrara nella prima metà del Seicento alla scuola del Guercino. Attraverso il reperimento di alcuni documenti a Ferrara, la ricercatrice Cecilia Vicentini ha infatti compreso che Giuseppe Caletti, che si firma ‘cremonese’, era nato nell’‘Isola Gonzaga, Stato di Bozzolo’ che è l’attuale Isola Dovarese. La studiosa era risalita a questo dato attraverso la cittadinanza ferrarese che viene concessa al fratello, Pietro o Pier Antonio Caletti, nel 1623».

Vicentini è professoressa associata presso l’Università eCampus ed esperta di Storia dell’arte e del collezionismo emiliano fra il XVI e il XVIII secolo. Giuseppe Caletti morì a Ferrara nel 1641. «Grazie alla collaborazione tra la ricercatrice isolana Laura Berettera e per gentile concessione del parroco don Antonio Loda Ghida - continua Gansi -, la dottoressa Vicentini è riuscita a trovare negli atti di battesimo di fine 1500 quello di Giuseppe Caletti». Grande soddisfazione ha suscitato nel Borgo la gradita scoperta, tanto che l’amministrazione comunale sta pensando di dedicare alla memoria dell’artista una piazzetta della quale è già stato avviato il progetto di riqualificazione e i cui lavori partiranno in autunno. Un’opera di Caletti è conservata nella chiesa di Pieve Terzagni. «Vicentini - riferisce il sindaco - è venuta, nei giorni scorsi, a Isola Dovarese per rendersi conto dell’ambiente nel quale l’artista ha vissuto».


La figura di Caletti viene descritta come «estremamente interessante, bizzarra ma sfuggente. È un pittore che nelle sue incisioni, parte fondamentale della sua produzione fatta di dipinti, disegni e, appunto, stampe, si firmava ‘Giuseppe Caletti Cremonese’. Le fonti ne consegnano un ritratto non troppo lusinghiero in termini umani, descritto come incostante nella professione, dedito ai piaceri dissoluti delle taverne, al gioco d’azzardo e avvezzo ad estrarre la spada da sotto la cappa». Girolamo Baruffaldi, il biografo ufficiale degli artisti ferraresi, ne loda capolavori come il San Marco oggi nella Pinacoteca di Ferrara ma, nel tentativo di tracciarne un profilo biografico, riporta molte notizie inesatte.


Lo ritiene infatti proveniente da Cremona, così come induce a pensare il soprannome con il quale egli stesso si firma nelle ammirate acqueforti, lo dice attivo a Ferrara per le chiese ma soprattutto per i collezionisti privati e defunto nel 1660. È stato grazie agli studi di Vicentini che oggi è possibile correggere le pagine del Baruffaldi affermando con certezza che Giuseppe Caletti è nato invece ad Isola Dovarese. Se i documenti emersi negli archivi ferraresi non hanno esplicitamente raccontato la storia di Giuseppe, alcuni atti notarili individuati nell’Archivio di Stato riguardano invece Pietro Antonio Caletti, barbiere, fratello del Giuseppe pittore, al quale, dettando testamento nel 1632, lascia tutti i suoi beni.

Tiziana Gamba, Gianpaolo Gansi, Cecilia Vicentini e Laura Berettera

Pietro Antonio viene definito ‘cittadino ferrarese per privilegio’ dal 1623, trasferitosi tredici anni prima da «Isola Gonzaga stato di Bozzolo», una antica dicitura che riconduce all’attuale comune di Isola Dovarese. La docente si è messa dunque in contatto con il Comune e, subito supportata dal sindaco Gansi, ha potuto trasmettere le sue idee a Laura Berettera, individuata dal sindaco come la persona perfetta per questo tipo di indagini, molto abile a controllare sul territorio la veridicità di alcune piste. Berettera ha prontamente verificato nei registri battesimali le nascite a Isola sul finire del Cinquecento e, con grande destrezza da archivista, ha individuato l’atto di battesimo di Pietro Antonio ne1 1594 e quello del fratello Giuseppe Carlo Caletti (non Giuseppe Maria come tramandato erroneamente dalle fonti) del 9 febbraio 1599, figli di Giuseppe e Lucrezia.

Rimane ora da capire quando Giuseppe è giunto a Ferrara, ma sembra probabile supporre vi si sia trasferito nel 1610, al seguito del fratello, e, plausibilmente, con tutta la famiglia. Cecilia Vicentini ha già pubblicato nel 2017 un articolo sulla rivista scientifica Studi di Storia dell’arte presentando alcune opere inedite del pittore e da qual momento collezionisti di tutta Europa l’hanno contattata per segnalare in loro possesso un dipinto dall’aria calettiana tanto che ormai l’artista conta un catalogo di circa 100 opere fra dipinti, incisioni e disegni conservati nei più importanti musei del mondo fra Parigi, Londra (National Gallery), Birmingham, Dresda, Stoccolma, Napoli, Firenze, Venezia.

In programma c’è la pubblicazione della monografia del pittore, la cui uscita è prevista per il prossimo anno, proponendo il sistematico riordino di una produzione vasta e varia, fatta di piccoli quadretti per la devozione privata ma anche di ampi dipinti ammirati dai contemporanei per le macchie di rosso scarlatto, per gli abiti sontuosi da cui fuoriescono sbuffi bianchissimi, per le nuvole di ‘bambagia’ su cieli plumbei, per le raffinate acconciature delle dame o per le scene cruente di decapitazioni a opera dei vari David, Giaele o Giuditta. Dopo aver lasciato Isola, secondo recentissimi studi, si può ipotizzare la permanenza di Caletti a Cento fra il 1615 ed il 1621 presso la bottega del grande Guercino dal quale apprese la sua pittura morbida, dal lumeggiare incisivo, con ombre profonde e un naturalismo di sapore prettamente padano.

Di certo conobbe la cultura cinquecentesca, dal ferrarese Dosso Dossi ai veneti Tiziano e Giorgione che imparò addirittura a contraffare, facendo passare opere sue come originali di scuola veneziana, i più ricercati dai collezionisti di primo Seicento. Morì a Ferrara nel 1641 e nel corso della sua vita viaggiò molto alla ricerca di protettori ma anche di modelli utili a migliorarsi. Tornò di certo nei luoghi d’origine, forse richiamato da qualche parente, poiché a Pieve Terzagni, nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Decollato, si trova una sua bellissima pala: l’Angelo Custode presenta l’anima di un fanciullo al Salvatore sottraendola al demonio. L’opera evidentemente non è stata realizzata per quel luogo ma vi è arrivata da qualche chiesa vicina, forse non più esistente, resa nota alcuni anni fa da Marco Tanzi. Per ricostruire tutta la sua storia è ora importante rintracciare le orme di Giuseppe Caletti nei suoi territori di origine. Qui possono trovarsi ancora suoi dipinti, nascosti nelle residenze private o nelle chiese di campagna, magari per ora anonimi ma che attendono di essere riconosciuti e annoverati nel ricco catalogo del pittore di Isola Dovarese.

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