L'ANALISI
ARTE CONTEMPORANEA
29 Dicembre 2023 - 09:18
I tre finalisti Binta Diaw, Riccardo Benassi e Monia Ben Hamouda
CREMONA - Scrittore, fotografo, performer, musicista, designer, scultore, docente a Berlino, Bergamo (Accademia Carrara) e Milano (Naba): il cremonese Riccardo Benassi, classe 1982, è uno dei tre finalisti (insieme con Binta Diaw e Monia Ben Hamouda) della quarta edizione del MAXXI Bvlgari Prize 2024, premio tra i più significativi e lungimiranti dedicati all’arte contemporanea, indirizzato al sostegno e alla promozione dei giovani artisti.
È nato da una partnership tra un importante museo pubblico - il MAXXI di Roma — e un brand di alta moda — Bulgari, appunto — che espande così la sua visione creativa attraverso le forme d’arte vicine alle nuove generazioni. A maggio dell’anno prossimo l’opera site specific di Benassi (Morestalgia, 2019 + Daily Desiderio Domestico DDD, 2019) e le altre due finaliste, saranno esposte in una mostra al MAXXI. Al termine del progetto espositivo, sarà decretato il vincitore e la sua opera, come da tradizione, acquisita dal museo romano.
Pur vivendo ormai da molti anni a Berlino, Benassi non ha mai reciso il suo legame con Cremona e con l’Italia, dove torna spesso. Ha studiato al DAMS di Bologna e si è laureato in Fenomenologia degli stili, «lo studio dei fenomeni estetici per come appaiono ai nostri sensi, materialmente», spiega e subito aggiunge: «Sono molto felice e ringrazio la curatrice Martina Angelotti per aver sottoposto la mia candidatura e la giuria internazionale che mi ha selezionato». «I finalisti sono il futuro dell’arte e con il loro talento rappresentano al meglio il nostro Paese nel mondo», ha detto a sua volta Alessandro Giuli, Presidente di Fondazione MAXXI alla cerimonia delle nomine, presso l’Ambasciata d’Italia a Parigi.
Vuole accennare ai suoi trascorsi scolastici e artistici cremonesi? Dove si è formato?
«Sono cresciuto nel quartiere Cambonino, al tempo — e ancora oggi — vero e proprio coacervo di creatività inespressa. Ho poi studiato al Liceo artistico Bruno Munari che però aveva sede a Crema e non a Cremona, ci andavo quotidianamente in treno... Dopo l’università a Bologna mi sono trasferito a Berlino per imbastire i miei progetti artistici che piano piano hanno preso forma e voce».
Anche Cremona, lo scorso mese di maggio, ha avuto la sua Art Week, un successo inaspettato, grazie al lavoro condiviso di tante persone molto motivate. Leggeremo anche il suo nome tra quelli dei protagonisti nel 2024?
«Sono felice che a Cremona sia nata l’iniziativa della Art Week, è esattamente ciò che una giovanissima versione di me avrebbe desiderato: un contesto all’interno del quale riconoscersi e dal quale imparare ad agire al di fuori, nel mondo. Per miei impegni lavorativi non mi è stato ancora possibile parteciparvi, ma mi piacerebbe farlo e in particolare creare un’opera in quello che per me è un luogo speciale... Chissà... vedremo!»
Nella motivazione della giuria, si legge, tra l’altro, che l’ opera selezionata affronta la questione della memoria personale e collettiva attraverso la trasformazione della materia. Quale materia predilige?
«La tecnologia e in particolare la parola scritta con la luce bianca - pannelli Led e luci laser - e il suono, la musica».
Benassi è dunque un artista che abbraccia la multidisciplinarietà, combinando suoni, immagini e suoni in un connubio sinergico. Nella sua continua ricerca, il linguaggio poetico e la scrittura interagiscono con elementi tecnologici – dalle immagini in movimento ai sistemi digitali all’avanguardia fino all’intelligenza artificiale – dando vita a narrazioni ‘fluide’ e coinvolgenti. Unanime la scelta dei giurati, motivata dalla «straordinaria capacità dell’artista di esprimere diversità estetica, sperimentazione e produttività, unita alla capacità di utilizzare in modo innovativo e poetico diversi mezzi espressivi».
È infatti una tecno-tenda quella di Morestalgia, un ambiente composto da testo, suono e oggetti, una cascata espansa in uno schermo Led penetrabile, una soglia da attraversare o girarci intorno. Attraversando l’installazione, si prende coscienza della presenza del proprio e degli altri corpi, rendendosi partecipe di una situazione creata dall’artista con questo stesso obiettivo. Morestalgia è «un habitat condiviso, uno spazio di accoglienza e ospitalità che sollecita il corpo su più fronti: sensoriale, emotivo, intellettuale, motorio».
È stato lo stesso artista a coniare il neologismo per aggiornare il significato di nostalgia e le sue pesanti implicazioni sociali dovute all’avvento del web. Nello specifico, il termine indica quella categoria di nostalgia il cui «dolore assomiglia più a quello causato dall’invidia che a quella della nostalgia vera e propria».
In attesa del mese di maggio quando le opere realizzate appositamente per il Premio saranno esposte in una mostra al MAXXI e quindi decretato il vincitore, arriva la menzione speciale per il miglior progetto di arte digitale. Se l’è aggiudicata Roberto Fassone, classe 1986: il suo lavoro riguarda strutture invisibili, giochi surrealisti, l’analisi dei processi creativi e delle realtà parallele. Un altro giovane talento da tenere d’occhio.
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