L'ANALISI
31 Agosto 2025 - 05:30
Carpe diem, afferra il giorno, invitava già qualche decennio prima della nascita di Cristo il poeta latino Orazio, sollecitando contemporanei e posteri a rallegrarsi quotidianamente delle cose belle offerte dalla vita, ad apprezzare ciò che si ha dal momento che il futuro non è prevedibile. E allora godiamoci la Cremonese capolista solitaria in Serie A, seppure solo per una notte. Non era mai successo.
Un’ebrezza che dopo le partite del week lungo certamente sarà in condominio con altre squadre ma che, complice la pausa della nazionale, durerà almeno per un paio di settimane, fino al giorno della — peraltro non proibitiva — trasferta a Verona alla ripresa del campionato. Roba da togliere il fiato: è come una bella sbornia, come essere in vetta all’Everest del calcio italiano. Fatto salvo il saggio e doveroso invito di mister Davide Nicola a tenere i piedi ben saldi a terra ricordando che si scende in campo con l’obiettivo della salvezza, questa contingenza porta con sé una serie di positive ricadute sulle quali vale la pena di spendere qualche riflessione.
Anzitutto la maglia grigiorossa al momento è il miglior fattore di marketing territoriale che possiamo immaginare: giornali e tv nazionali, sorpresi soprattutto dal fatto che all’esordio una neopromossa sia riuscita a violare il San Siro sponda rossonera, dedicano alla città del Torrazzo e alla sua squadra un’attenzione mai vista. Energia positiva non solo per il capoluogo, ma per l’intero territorio, che genera ottimismo e forza vitale.
Cambiando completamente scenario, in settimana abbiamo assistito a qualcosa di analogo a proposito del via ufficiale alla vita del campus del Politecnico nell’ex caserma Manfredini, con gli studenti che si sono dichiarati entusiasti della loro nuova ‘casa’.
Anche in questo caso, un pieno di energia vitale che non deve essere dispersa. Mettere insieme calcio e università può sembrare un azzardo, un volo pindarico. Ma non lo è se si ragiona dal punto di vista dell’energia che situazioni positive come queste possono dare a un territorio che sta pagando un prezzo alto alla crisi e che necessita di un urgente iniezione di energia e, perché no?, di coraggio.
Che la fase sia difficile è testimoniato dalle parole di Marco Stanga, vicepresidente provinciale di Confcommercio: «C’è un clima di crisi», ha affermato senza girarci intorno, a commento della non esaltante stagione dei saldi estivi che si concluderà il 2 settembre e che è caratterizzata da più ombre che luci. Come conferma l’analisi della congiuntura di Confcommercio, siamo di fronte a «una dinamica dei consumi lenta (a giugno giù dell’1 per cento su base annua), a un sistema industriale in difficoltà e a un debole indice fiducia di famiglie e imprese».
E allora serve coraggio, come ha chiesto con forza in un’intervista al nostro giornale Maurizio Ferraroni, presidente dell’Associazione Industriali della provincia di Cremona. Una istanza rivolta all’intero territorio affinché sia «determinato nel puntare sul proprio valore». Un approccio necessario se non si vuole cadere nell’errore a suo tempo evidenziato dallo scrittore Elio Vittorini, che ammoniva: «La nostra paura del peggio è più forte del nostro desiderio del meglio».
È una questione antropologica: essere ottimisti, o quanto meno positivi, non significa ignorare i problemi o le sfide, ma piuttosto affrontarli in modo costruttivo e cercare soluzioni creative. Un talento non innato, ma che può essere costruito e rafforzato nel tempo. Senza il quale, però, si è destinati all’inconsistenza. Prendendo spunto dal buddhismo, si può dire che è necessaria una sorta di mindfulness (pratica mentale che consiste nel portare l’attenzione consapevole al momento presente) territoriale che porti all’individuazione di obiettivi chiari e realistici, a riconoscere fini comuni e a tracciare le strade necessarie per avvicinarli. In piena consapevolezza.
Hanno ben scritto i nostri cronisti a proposito della tanto difficile quanto esaltante vittoria sul Sassuolo: «Ciò che sorprende della Cremonese è la grande compattezza del gruppo e la capacità di reagire nei momenti complicati della partita. La squadra ha voluto vincere a tutti i costi». Allargando la visuale all’intero territorio, questo è lo spirito giusto. Perché, come diceva Albert Einstein, «è meglio essere ottimisti e avere torto piuttosto che pessimisti e avere ragione». Come scrive il filosofo cremonese Mauro Ceruti, «l’improbabile non è l’impossibile. È la vita (ndr: in questo caso la Cremonese) che ce lo insegna».
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