L'ANALISI
04 Agosto 2025 - 05:00
Matteo Piloni e Stefania Bonaldi, dietro Palazzo Lombardia, sede della Regione
CREMONA - Dei tre consiglieri regionali eletti in provincia di Cremona due hanno fatto richiesta per un trattamento contributivo, approvato dalla conferenza Stato-regioni nel 2019, che è già presente in buona parte delle regioni italiane: sono Riccardo Vitari della Lega e Matteo Piloni del Pd. Rinuncia invece Marcello Ventura di FdI.
Nel complesso sono 35 su 80 attuali componenti dell’aula, quelli che al raggiungimento del 65esimo anno di età beneficeranno di 600 euro al mese, al netto di futuri aumenti e dei ricalcoli dovuti all’inflazione e di specifici coefficienti. Per beneficiare di questa sorta di mini pensione, verrà loro trattenuta una cifra analoga dall’attuale indennità mensile di carica.
L’introduzione del vitalizio era stata votata a marzo in consiglio, con la ferma opposizione del Pd, ma oggi cinque consiglieri su 18, tra cui il cremasco Piloni, hanno deciso di richiederlo. In Fdi sono otto su 23, nella Lega nove su 15, in Forza Italia 8 su dieci. Nessuna richiesta dai consiglieri eletti nelle fila di Movimento Cinque Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra.
All’interno dei Dem non mancano i mal di pancia di fronte a queste scelte, in particolare sul fronte cremasco. A criticare fortemente anche la decisione presa da Piloni è Stefania Bonaldi, ex sindaca Pd di Crema per dieci anni. Lo stesso Piloni fu al suo fianco in giunta sino alla sua elezione in Regione nel 2018: «Quando vediamo il Partito Democratico che non si schioda dal 22 per cento o giù di lì, ci facciamo mille domande, eppure io credo che il fulcro del problema siano i ‘comportamenti’, perché sono questi a decidere come agiranno gli elettori – esordisce Bonaldi – : purtroppo anche a sinistra casca l’asino».
L’ex sindaca ricorda quanto affermò a marzo in consiglio regionale il capogruppo Pd Pierfrancesco Majorino: «Cinque dei diciotto consiglieri regionali del Pd si sono di fatto dissociati dal loro gruppo e hanno chiesto di poter godere del vitalizio, ripristinato di recente dal centrodestra, col voto contrario del Pd, suggellato dalle parole del capogruppo che aveva parlato dello stato in cui versano le tasche dei cittadini, anche rispetto all’inaccessibilità di servizi vitali, come la Sanità. Parole importanti, che ti fanno sentire a casa e tracciano il crinale che un elettore progressista immagina esistere con lo schieramento opposto. Lasciamo stare i moralismi, ma il fatto rimane. Crediamo davvero che la politica si possa fare solo con le belle parole, ponendo i comportamenti e le azioni su un binario a scartamento ridotto?».
Piloni non si tira indietro e spiega le sue ragioni: «Non credo sia sbagliato prevedere che l’indennità di un consigliere regionale sia ridotta dell'8,8% ai fini contributivi pensionistici come avviene per altri lavori. Io già in autonomia l’ho fatto in questa prima metà della legislatura, visto che non c’era questa possibilità normativa. Essendo già a metà legislatura il taglio mensile della mia indennità raddoppia. Da settembre 2025 a febbraio 2028 la trattenuta sarà di 1.113 euro circa al mese». Piloni è in aspettativa dal suo lavoro privato.
«Aderendo, oltre a questa misura verserò anche tutti i contributi pensionistici del mio lavoro privato fino ad oggi a carico invece dello Stato, sia quelli di questi due anni e mezzo trascorsi sia di quelli futuri. Nel mio caso significa quindi una riduzione del mio reddito mensile, da settembre 2025 a febbraio 2028, di circa 1.340 euro per avere un’indennità differita dopo i 65 anni di età di circa 400 euro. Poi un riferimento alle accuse di un’ala ‘Dem’, Bonaldi compresa: «Non lo considero un privilegio ma una possibilità da valutare, senza demagogia, purtroppo in un clima di antipolitica, che qualcuno alimenta per tornaconto personale».
Infine, il consigliere smentisce di essere andato contro ordini di partito. «Qualcuno ha scritto che l’adesione a questa indennità sia contro la scelta del Pd. Non è vero. Si è deciso di non sostenere questa legge, che ha introdotto l’indennità differita e così è stato da parte di tutti. Si è anche condiviso, non ritenendolo appunto un privilegio, che qualora comunque la legge fosse stata approvata si sarebbe lasciata la libertà ad ogni consigliere di aderire o meno a questo istituto. Nello specifico, e per coerenza, io non ho partecipato al voto. Dalla segreteria del consiglio regionale mi è stato comunicata la possibilità di non rendere pubblica questa scelta. Cosa che non ho preso in considerazione in quanto si tratta, appunto, di una forma previdenziale».
In difesa di Piloni interviene l’ex consigliere regionale Agostino Alloni, anch’egli Pd. «Nel 2012 abbiamo soppresso i vitalizi, non ci sono più, neanche ora. Sono in pensione dal 2017, dopo 42 anni di lavoro, oggi prendo 1.400 euro. Non vedo il problema se si consente ai consiglieri, che non siano professionisti, medici, dipendenti pubblici, di accantonare soldi propri per una pensione più decorosa dai 65 anni».
Marcello Ventura, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, pur avendo espresso voto favorevole alla legge in aula, non ha presentato richiesta per accedere all’assegno. «E non intendo beneficiarne — spiega Ventura —. Ho votato così perché in linea con le indicazioni della maggioranza e della giunta, in un contesto di condivisione delle responsabilità istituzionali. Tuttavia, dal punto di vista personale, non ho ritenuto opportuno fare domanda, pur riconoscendo che la legge prova a rispondere a un tema concreto, ovvero l’assenza di copertura previdenziale per chi non proviene da percorsi lavorativi tutelati, come nel caso dei dipendenti pubblici».
Secondo Ventura, il meccanismo previsto dalla norma, che si basa su contributi effettivamente versati e prevede l’adesione volontaria, «rappresenta un tentativo di dare una risposta tecnica a una situazione oggettiva. Ma credo che, anche quando gli strumenti sono legittimi e formalmente corretti, sia giusto valutare con attenzione l’opportunità di farne uso, specie in un momento in cui il rapporto tra istituzioni e cittadini richiede particolare sensibilità». la conclusione di Ventura: «Per coerenza con il mio punto di vista, ho preferito non aderire. È una decisione del tutto personale, che sentivo di dover condividere con chiarezza».
Riccardo Vitari, consigliere della Lega, chiarisce le ragioni della sua adesione al cosiddetto vitalizio. «Per anni la Lombardia è rimasta l’unica a non prevedere alcun tipo di trattamento pensionistico per i consiglieri regionali. La legge si rende necessaria perché, ad oggi, non esiste una normativa nazionale che consenta agli eletti di versare i propri contributi all’Inps, come accade per la stragrande maggioranza dei lavoratori. Il sistema introdotto è trasparente, volontario e totalmente contributivo: ogni consigliere che aderisce versa 550 euro al mese, per un totale di circa 33.000 euro nell’arco di un intero mandato. Nel mio caso specifico, essendo in aspettativa non retribuita, sono tenuto a versare personalmente anche i contributi figurativi, per un importo aggiuntivo di circa 8.000 euro».
Per Vitari inoltre, «parlare di ‘vitalizio’ è una forzatura propagandistica e disonesta. Non si torna indietro rispetto all’abolizione dei privilegi del passato». Anzi, secondo l’esponente cremasco del Carroccio questa legge va nella direzione esattamente opposta. «Si afferma infatti con chiarezza – conclude Vitari – che un trattamento pensionistico equo, sostenibile e interamente finanziato con risorse proprie è perfettamente compatibile con i principi di responsabilità, rigore e giustizia che da sempre guidano l’azione della nostra Regione».
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