L'ANALISI
15 Luglio 2025 - 16:53
CREMONA - «I dati sulle case di comunità in Lombardia sono impietosi e rivelano un fallimento che pesa in modo drammatico anche sulla provincia di Cremona. Su 216 strutture previste a livello regionale, solo 8 – quindi appena il 4% – sono pienamente operative, secondo quanto stabilito dal Decreto ministeriale 77. Il 96% delle strutture, dunque, o non esiste ancora oppure non garantisce i servizi minimi necessari. E a pagare il prezzo di questa grave inefficienza sono, ancora una volta, i cittadini».
A fotografare la situazione è Matteo Piloni, consigliere regionale del Partito Democratico, che torna ad attaccare la gestione regionale dopo la stoccata contro la gestione del patrimonio abitativo di Aler della scorsa settimana. Piloni denuncia i gravi ritardi della Regione Lombardia nel dare seguito agli impegni assunti fin dal 2022, quando fu inviato al Governo l’elenco delle case di comunità da realizzare entro giugno 2026. Quello delle case di comunità era nato come progetto di sanità diffusa per alleggerire il carico su pronto soccorsi e reparti d’ospedale e prevede l’apertura di centri per le prestazioni più ordinarie dislocati sul territorio.
«Mancano meno di dodici mesi alla scadenza e oggi ci troviamo in una situazione di sostanziale stallo – continua Piloni –. Anche sul nostro territorio l’implementazione dei servizi delle case di comunità, fondamentali per rafforzare la sanità territoriale, è ancora molto indietro. L’utenza continua a non trovare risposte adeguate vicino a casa, in strutture che avrebbero dovuto diventare il primo presidio di cura e assistenza».
Una situazione che riguarda anche la provincia di Cremona dove, spiega Piloni, «nessuna struttura soddisfa tutti i requisiti previsti dal Decreto ministeriale 77/2022: in tutte le quattro strutture attivate, infatti, non è prevista la presenza medica e infermieristica per 7 giorni su 7 e 24 ore su 24 e manca totalmente la diagnostica. La presenza dei medici di base, dei servizi sociali e del punto prelievi è invece garantita solo in due strutture. E certo non basta che ci sia un solo servizio per poter dire di avere attivato una casa di comunità – sottolinea il consigliere dem – perché, per servire davvero il territorio, queste strutture devono rispondere a tutti i requisiti previsti».
A pesare maggiormente sui ritardi accumulati sono, per Piloni, le problematiche legate al personale. «Medici e infermieri sono sempre meno attratti dal pubblico. E qui il sistema sanitario costruito negli anni in Lombardia rende il tutto ancora più difficile».
E nel frattempo le case di comunità aperte e operative restano una minima parte rispetto a quanto pianificato e Piloni promette una vigile opposizione in Regione: «Non accetteremo alcun tentativo di ridimensionare il programma o di nascondere i ritardi dietro revisioni tecniche. A Cremona, come in tutta la Lombardia, servono strutture operative, accessibili e dotate di personale. La salute dei cittadini non può aspettare e per noi resta una priorità. Proprio per questo ritengo che sia necessario costruire un rapporto migliore e più efficace tra il servizio sociosanitario regionale e le strutture del nostro territorio, molte delle quali svolgono già da tempo alcuni dei servizi previsti per le case di comunità».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris