L'ANALISI
10 Giugno 2025 - 05:25
Caro genitore x, y o chiunque tu sia, se proprio non possiedi un’intelligenza umana (dubito), o la perdi facilmente quando il tuo ‘campioncino’ è in campo alle prese con dribbling, sovrapposizioni o altri gesti tecnico-agonistici (non dubito), allora sì che ti servirebbe quella artificiale! Che sia Chatgpt, Gemini o vattelappesca quale, di certo riuscirebbe a controllare meglio di te pulsioni e azioni, atteggiamenti e comportamenti, parole e parolacce, che ogni maledetta domenica — o sabato che sia — metti in campo.
Non solo cadendo tu nel ridicolo, permettimi, ma anche e soprattutto inquinando lo sport – una delle cose più belle, formative e utili del mondo, in particolare per le giovani generazioni – e creando danni seri a tuo figlio. Che si vergogna, quando ti comporti in certi modi, sappilo. Che vorrebbe forse nascondersi o scappare, renditene conto. O, magari, vorrebbe lui mandarti a quel paese e urlarti una volta per tutte di smetterla. Di lasciargli godere il suo gioco.
E tu... vai pure a farti uno spritz al bar, non troppo alcolico! Sappi che se non la finisci, sarà lui, a finire presto di fare sport. Molla la borsa e saluta tutti. Magari finendo in mezzo alla strada o su un divano con la playstation in mano. Ti sembra una prospettiva allettante? Ti informo. I dati parlano chiaro e devono farti riflettere. Sai quanti ragazzi che oggi popolano i nostri campi e campetti di calcio, diventeranno giocatori professionisti? Solo 1 su 3.000. E sai quanti arriveranno in Serie A? Appena 1 su 42.000. In sostanza, un miraggio.
Numeri infinitesimali, quasi insignificanti, se paragonati alla piaga del dropout giovanile: tra i 10 e i 16 anni, mediamente il 55% dei ragazzi ogni anno saluta il pallone e abbandona lo sport, con tutte le conseguenze negative che ne derivano. Il motivo? Un sistema malato. Un sistema risultatocentrico che si nutre, e alimenta, adulti risultatopatici, come personalmente lo definisco da sempre ogni volta che ho modo di parlarne in televisione, sui giornali o in convegni e meeting. Pensaci. E cambia. Cambia mindset. Cambia chip.
Impara a controllare e a gestire le tue emozioni, quando c’è la partita. Impara che non sei tu a scendere in campo, ma lui o lei. Impara che il suo desiderio primario è stare con gli amici, divertirsi e crescere, non vincere sempre, a tutti i costi e con ogni mezzo. Impara che risultatismo e campionismo sono due mali assoluti dello sport giovanile. Impara che con le tue parole, soprattutto quando negative, puoi distruggere la sua autostima e anche la sua passione. Impara che un solo incoraggiamento modifica un errore commesso più di 89 rimproveri (ehy, vale anche per te, mister).
Impara che non sei l’allenatore, il direttore sportivo, lo psicologo della squadra: sei solo il genitore e devi essere d’esempio. Impara che gli arbitri si rispettano sempre e comunque, anche perché spesso hanno poco più dell’età di tuo figlio. Impara che l’aggressività, la maleducazione, addirittura la violenza, sono sempre le soluzioni dei deboli. Ne hai di cose da capire e imparare a memoria. Non per me. Per tuo figlio. Per il suo bene. È per tutto questo. Per risolvere questa vera e propria emergenza nazionale — che ogni weekend si manifesta con un proliferare di risse, aggressioni, baruffe e scene a metà tra il circo e il far west — che ho fondato Scuola Genitori Sportivi.
Una realtà unica, che in due anni mi ha permesso di incontrare, sensibilizzare, formare, oltre ottomila genitori in 15 regioni italiane. In modo innovativo, divertente, coinvolgente, interattivo, con vignette, video virali, quiz, magic box di consigli. Facendo loro aprire gli occhi sui danni che possono creare, spesso inconsapevolmente, verso i loro figli e verso la squadra. Ci sono, mi sto impegnando a fondo per rispondere agli sos che mi piovono da club (e anche da Comuni) di tutta la Penisola, e non solo di calcio. Anche se, in realtà, non dovrei essere io da solo a svolgere questa missione... «Questo spettacolo dovrebbero renderlo obbligatorio per tutti i genitori, di tutti i club sportivi, di tutta Italia», mi ripetono spesso dopo il mio show formativo ‘Mamme e Papà da Serie A!’.
Ma, aspetta un attimo... so che siete in pochi, per fortuna, ad esservi immedesimati, fin qui, nelle mie parole. Nella mia predica, anzi preghiera. Pochi, ma troppi. Non è un controsenso, è la realtà. Adesso allora mi rivolgo a te, a voi, genitori k e z, che siete la maggioranza, spesso silenziosa. Voi che siete consapevoli che il calcio, come altri sport, è solo un gioco. Voi che sapete come si impari più da una sconfitta che da una vittoria. Voi che sapete che l’errore nel calcio giovanile non esiste ma è solo una preziosa tappa nel processo di apprendimento. Voi che credete che gli input positivi siano manna per i ragazzi.
Voi che sapete che le competizioni giovanili devono essere soprattutto una festa e che il fair play ne deve essere sempre l’invitato principale. Non mollate. Non cambiate. Fatevi vedere e sentire. Isolate le mele marce, se non riuscite a rieducarle. Contribuite giorno dopo giorno, col vostro esempio, a nutrire la passione dei vostri figli dello sport e a nutrire il campo, la palestra, la piscina, di aria pura. Aria pura, già. Il nostro calcio giovanile ha bisogno di un drastico #climatechange per uscire da una spirale negativa che soffoca, con la sua cappa, passione e talento di troppi giovani (vero, Nazionale?) e tutti noi adulti siamo chiamati ad essere parte attiva di questa immensa bonifica e azione depurativa.
Se hai avuto la pazienza di leggere e seguirmi fino a qui, ti sei meritato/a un kit di otto esercizi per genitori sportivi che di solito regalo durante le mie serate. Via, alleniamoci insieme!
Apri le orecchie
Aprile bene: ascolta tuo figlio/a, i suoi sogni e bisogni, non i tuoi, odierni e passati.
Stacca il cordone
Stacca il cordone genitoriale. L’esperienza sportiva è la sua, non rischiare la denuncia per appropriazione indebita.
Togli le lenti
Togli le lenti, ti annebbiano la vista: i figli sono piezz e ‘core, ma non esiste solo lui in campo; allarga i tuoi orizzonti.
Sciogli i muscoli
Non tenerli in tensione: non sei tu che scendi in campo; quel tiro a fil di palo l’ha fatto lui, non tu.
Batti le mani
E battile ancora: non lasciarti andare a inutili e dannosi gesti di disapprovazione; sostieni tuo figlio, la squadra, lo sport, sempre.
Controlla la lingua
Controlla la lingua e se fosse se necessario mordila anche! Con le tue parole puoi demolire in un attimo serenità, fiducia e autostima di tuo figlio/a; conta fino a cento e altri cento.
Respira
Fallo profondamente: impara a gestire le tue emozioni durante le partite; respira, sorridi, goditi l’esperienza.
Tieni i piedi per terra
Stai ben piantato coi piedi per terra: non fare voli pindarici, non farlo scappare alle prime difficoltà, non girare come una trottola alla ricerca di chissà cosa. Sii, per tuo figlio, esempio e porto sicuro.
Giornalista professionista, Alessandro Crisafulli ha collaborato e collabora con alcuni dei principali quotidiani italiani, tra i quali Il Giorno e Gazzetta dello Sport. Autore dell’inchiesta ‘Calcio Malato, Talento Sprecato’ per il sito de Il Sole 24 Ore, è un manager, consulente e docente sportivo, membro della commissione Cultura e Sport del Coni Lombardia, responsabile di progetti strategici Coni MB, relatore degli Stati Generali Mondo del Calcio e dello Sport. Consulente per lo sviluppo dei settori giovanili e ideatore del primo Asilo del calcio e multisport in Italia per bambini dai 2 ai 6 anni, oggi è responsabile Sviluppo di ‘GO-ALL’ franchising. Ha formato con i suoi eventi oltre 5.000 allenatori italiani. Ideatore della Scuola Genitori Sportivi, è relatore in incontri presso scuole e scuole calcio, autore di pubblicazioni di settore, opinionista.
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