L'ANALISI
07 Marzo 2022 - 17:50
RIVOLTA D'ADDA - La stazione di ricarica dei veicoli elettrici, disattivata il mese scorso dall’amministrazione comunale, verrà riaccesa a breve, forse già entro giovedì. Lo annuncia l’assessorato all’ambiente, precisando però che d’ora in avanti le modalità di utilizzo della struttura situata nel parcheggio delle auto di via Giulio Cesare saranno diverse da prima. “Il comune di Rivolta d’Adda, tramite specifica delibera di giunta – spiega l’assessore all’ambiente Roberto Marazzina - ha deciso di ripristinare dal mese di marzo il servizio di ricarica gratuita per veicoli elettrici. Fino al 30 settembre prossimo sarà in vigore una modalità secondo la quale la ricarica per ciascun cittadino (non ci sarà distinzione fra residenti e non residenti) sarà limitata a 20 kilowatt al mese. Superata tale soglia il caricamento sarà inibito dal software della colonnina. Viene ribadito il divieto di lasciare il veicolo parcheggiato nello spazio contrassegnato oltre il periodo di necessario alla ricarica. I trasgressori verranno puniti ai sensi del codice della strada”.
In autunno le cose cambieranno. “È prevista – continua Marazzina - la partenza del nuovo programma di ricarica predisposto dal Comune che prevede la trasformazione del servizio da gratuito a pagamento convenzionato e l’apertura ad un numero maggiore di operatori con un conseguente aumento del numero di stazioni di ricarica sul nostro territorio”. Si va quindi verso la normalizzazione di un servizio che era stato interrotto dall’amministrazione comunale per i costi troppo elevati che aveva raggiunto a fronte di un utilizzo di pochi, fra i quali più della metà neppure residenti a Rivolta. Alcuni utenti, invogliati dalla gratuità della ricarica, arrivavano anche da Crema o da Treviglio e di questi alcuni eludevano il limite consentito di due ore di ricarica a persona lasciando la propria auto attaccata alle prese per molto più tempo. Le due colonnine erano state installate dalla precedente amministrazione comunale con spesa a carico di privati tramite una convenzione stipulata dalle parti. In base a quanto stabilito, il costo del loro utilizzo era gratuito per l’utenza e quindi in capo al Comune.
Il problema è che la spesa mensile, da una media di 350-400 euro, ha continuato a salire fino ad arrivare ad un picco di 3.500 euro (anche il caro energia ha fatto la sua parte) che, proiettata sui dodici mesi, avrebbe dato una spesa di 42.000 euro all’anno a carico delle casse municipali. La convenzione sottoscritta al momento dell’installazione dell’impianto fra Comune e società installatrice, che prevedeva la fornitura gratuita dell’elettricità agli utenti, è scaduta nel maggio 2020 e non è più stata rinnovata e questo ha liberato l’amministrazione da vincoli.
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