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TAPIRULAN. L'INTERVISTA

Matticchio: «Disegno o faccio il postino?»

L’illustratore ospite speciale della mostra aperta fino a domenica 9 al Museo del Violino

Fabio Toninelli (presidente Tapirulan)

08 Giugno 2024 - 05:20

CREMONA - Franco Matticchio è tra gli illustratori e fumettisti italiani più stimati e apprezzati. Nato nel 1957 a Varese, la città in cui ha sempre vissuto e dove vive tuttora, studia al Liceo Artistico, frequenta per un anno la facoltà di Architettura e nel 1979 esordisce disegnando per la pagina della cultura del Corriere della Sera. È solo la prima di una lunga sfilza di collaborazioni con innumerevoli giornali e riviste, sia italiane – Salve, Gioia Casa, Abitare, Internazionale, Il Sole 24 Ore, L’indice, Linus – che straniere: è sua, tanto per dire, una delle ultime copertine dello scorso millennio del celebre magazine americano The New Yorker. È inoltre autore di diversi libri, sia in veste di illustratore, sia in veste di autore e illustratore.

Fino a domani, domenica 9, oltre 200 opere originali di Matticchio, provenienti dall’archivio dell’artista e da quello di 15 collezionisti privati, sono esposte al Museo del Violino (orari di apertura 10-18) come sezione speciale di ‘Tandem – Mostra internazionale di illustratori contemporanei’, organizzata dall’Associazione Tapirulan con la collaborazione del Comune di Cremona.

Come è nata la passione per il disegno?
«Ho iniziato a disegnare nel 1962, quando ancora non andavo a scuola. Da quel momento non ho più smesso. L’anno dopo mi fu regalata una scatola di pastelli Caran d’Ache da 40 che ho ancora adesso. Da bambino sognavo di diventare uno dei disegnatori di Topolino perché Walt Disney era il mio mito. All’epoca mi dilettavo a copiare i fumetti altrui, come Cocco Bill di Jacovitti, Tin Tin e Asterix, oltre che Topolino naturalmente».

Ci racconti dei suoi esordi professionali, come sono avvenuti?
«Un giorno ho conosciuto Tullio Pericoli che all’epoca disegnava per tantissimi giornali e riviste. Vedendo i miei lavori mi disse che disegnavo alla Topor. Allora a malapena sapevo chi fosse Roland Topor, ma poi ho capito che mi aveva fatto un grande complimento. Pericoli mi segnalò al vicedirettore del Corriere della Sera, dove poco dopo, l’11 febbraio del 1979, fu pubblicato il mio primo disegno. All’inizio non avevo molte commissioni, ma dopo un annetto si aprirono nuove collaborazioni con il Corriere medico e Salve, e anche con L’indice, con cui collaboro ancora. Ogni giorno andavo da Varese a Milano per portare un disegno in qualche redazione, fino a metà anni ‘80 praticamente ho fatto il pendolare».

Che lavoro avrebbe fatto se non fosse diventato illustratore?
«Il postino. Avevo fatto domanda alle Poste e mi avevano anche preso… Solo che proprio in quel momento iniziavano a uscire anche i primi disegni sul Corriere… Allora mi sono detto: faccio il postino o faccio i disegni?».

Ha scelto di fare i disegni.
«Eh sì… adesso avrei avuto la pensione…».

Quali sono le sue passioni, oltre al disegno?
«La musica, soprattutto in passato, mi appassiona davvero molto. Ascoltavo Bob Dylan, Nick Drake, il Quartetto Cetra, i Beatles, più recentemente anche i Genesis. La mia ammirazione per Bob Dylan si percepisce anche visitando la mostra, vedendo i due suoi ritratti che sono esposti».


Sono due ritratti straordinari, anche per le dimensioni (circa 70x100 cm) disegnati solo a china con una maestria impressionante, soprattutto se si pensa che lei li ha realizzati appena diciottenne…
«Si vede che in quel periodo avevo molto tempo libero, perché ci misi parecchio per completarli, ricordo che disegnavo con il rapidograph sul tavolo della sala».

Parliamo di fumetti, vuole raccontarci della collaborazione con Linus?
«A metà degli anni Ottanta ho iniziato a lavorare con Linus, il giornale su cui ho pubblicato i miei primi fumetti, quelli più noti con le storie di Jones, un gatto con un occhio bendato, poco loquace e anche un po’ pigro; e il Signor Ahi, che ha un grande occhio al posto della testa. Dopo qualche anno però mi sono stancato di fare fumetti, è troppo faticoso».

Visitando la mostra si nota anche una certa passione per gli animali, soprattutto i gatti, c’è qualche ragione particolare?
«In realtà no, anche i gatti non li amo particolarmente, mi piacciono ma non vorrei mai averne uno e non ne ho mai avuti. Solo un pesce rosso, che però sta lì e al massimo lo guardi come si fa con il televisore».

Oltre alla vastissima produzione per l’editoria, cosa hai avuto occasione di illustrare nella tua carriera?
«Ho disegnato un po’ di tutto: pubblicità, copertine, rebus, giochi… Ho lavorato anche per il cinema: nel 1994 ho collaborato alla realizzazione dei titoli di testa del film Il mostro di Roberto Benigni».

Entrando nella sala della mostra che sensazione ha provato vedendo raccolti così tanti suoi disegni?
«Imbarazzo...».

La mostra di Franco Matticchio, che ripercorre tutta la sua carriera, è una sezione speciale della mostra Tandem in cui sono esposti 52 autori internazionali selezionati attraverso l’annuale concorso di Tapirulan; in mostra anche una sezione dedicata ai tandem d’epoca, concessi dalla Collezione di Alfredo e Carlo Azzini (Soresina). Presso lo Spazio Tapirulan (corso XX Settembre) si può invece visitare la quarta e ultima mostra dell’edizione 2024, ovvero la mostra personale di Ane Arzelus, vincitrice dell’ultima edizione del concorso.

 

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