L'ANALISI
02 Dicembre 2024 - 12:02
Presso il museo sarà anche disponibile l'ultima pubblicazione della Fondazione Francesco Arata.
Che Francesco Arata sia stato un importante esponente artistico del Novecento risiede nell’interesse che Enti istituzionali, artistico-culturali, ma anche cittadini e giovani dimostrano verso l’artista: lo avvalorano le mostre postume che hanno ospitato le opere di Arata (oltre 20 dal 1956 ad oggi) e la presenza di suoi quadri presso prestigiose raccolte quali la Galleria d’Arte moderna del Comune di Milano, la Fondazione Cariplo, la Fondazione Cariparma e Piacenza, il Museo Civico di Cremona (Ugolani Dati), il Museo Civico di Novara (galleria Giannoni), la Fondazione Dalmine, il Museo Civico di Crema, le chiese parrocchiali di Castelleone e Corte Madama, la Camera di Commercio di Cremona, la Libera associazione agricoltori di Cremona, la Provincia di Cremona e da ultimo il MART (Museo di Arte Moderna di Trento e Rovereto, collezione VAF).
I figli dell’artista hanno donato alla Fondazione la casa natale di via Arata 3, Castelleone, con l’obiettivo di renderla una casa-museo: attraverso il recupero dell’abitazione del pittore si vuole creare un luogo di fruizione di storia, tradizione e cultura artistica.
Le opere e l’interesse che molti manifestano per l’arte di Arata sono il segno tangibile che questo pittore debba essere conosciuto, vissuto ed ascoltato, soprattutto dalle nuove generazioni, perché impronta indelebile dell’arte e dell’architettura del Novecento cremonese.
Le opere di Francesco Arata non sono solo l’espressione di un artista molto legato al proprio territorio, ma attraversano tutti i principali movimenti artistici del Novecento, che il pittore frequentava e con i quali si confrontava: un esponente a tutto tondo, per la qualità delle opere e le frequentazioni artistiche, della sua epoca.
Vale una citazione del pittore cremasco Carlo Fayer, che scrivendo dei suoi ricordi di Francesco Arata, così annota: “Castelleone, un quieto borgo segnato dall’arte (lo scrittore Virgilio Brocchi lo definiva l’isola sonante nel mare delle biade) è un luogo eccezionale: poeti, letterati, artisti, musici ne determinarono per più d’un secolo l’ambiente culturale.
Non sarà facile spiegare come una piccola società provinciale, piuttosto chiusa in se stessa, condizionata dai ritmi lenti delle stagioni agricole, abbia potuto esprimere un tale clima artistico”.
Non si può capire l’artista Arata senza tenere conto dell’attaccamento affettuoso alla sua famiglia e al suo paese, al quale tornava sempre dopo i suoi viaggi per l’Italia e l’Europa, e dopo l’assidua frequentazione degli ambienti culturali milanese e veneziano.
È un attaccamento che significa consapevolezza delle proprie radici e dei saldi valori che formano l’uomo adulto, e lo dimostrano i numerosi paesaggi che l’artista ritrae più e più volte nel corso della sua quasi cinquantennale carriera.
Arata non ha avuto una vita facile: orfano di padre a due anni, nel 1918 perde in guerra l’unico fratello, e siamo sotto il monumento ai caduti.
Le sue radici lo rendono un artista solido nelle proprie convinzioni, che conosce e frequenta le varie avanguardie e movimenti che agitano l’ambiente culturale milanese, ma rimane sostanzialmente fedele ad una pittura che è espressione del rapporto diretto ed empatico col soggetto che ritrae, siano paesaggi o figure, senza filtri ideologici come il Futurismo o filosofici come la Metafisica.
Il risultato sono quadri vivi, soffusi di poesia, perché Arata ricercava paziente nel soggetto le sue caratteristiche più intime, siano i paesaggi terrosi di Castelleone o le luminose viste veneziane, e nei ritratti, che colgono la psicologia del soggetto, come vedrete nella raccolta della casa-museo.
www.fondazionefrancescoarata.org
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