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LA STAGIONE DI INFINITY 1. IL VIDEO

Rock, favole e ironia: Bennato senza tempo

Lo show rivisita una carriera iniziata nel ’73 e che da allora accompagna diverse generazioni

Luca Muchetti

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redazioneweb@laprovinciacr.it

14 Dicembre 2025 - 08:29

CREMONA - Favole per raccontare l’Italia. Un’altra serata di rock, ieri, al Gran Teatro Infinity 1 con Edoardo Bennato, ad appena un giorno di distanza dal concerto dei Negrita. Voce storica del rock d’autore, il cantante napoletano è in tour con uno show che rivisita una carriera iniziata nel 1973 e ancora in pieno svolgimento.

Bennato si presenta con la sola chitarra per aprire la serata con Abbi dubbi, Sono solo canzonette, Il gatto e la volpe, e solo in seguito viene raggiunto dal resto del gruppo. «Collodi aveva intuito e descritto quei personaggi che oggi sgambettano nei telegiornali - spiega -. Sono personaggi dell’Italietta sgangherata del 2025. Ho utilizzato il marchingegno delle favole perché era il modo ideale per ironizzare sulle nostre schizofrenie e tic. Nelle favole il vantaggio è che si evita di essere troppo didascalici, retorici e moralisti».

bennato

Senza il bisogno di legare i concerti di questo tour a nessun album in particolare, Bennato porta in scena un canzoniere fatto di successi vicini e lontani nel tempo, ma sempre capaci di legarsi indissolubilmente a diverse stagioni delle vite di ciascuno come della storia recente italiana. «Veniamo iscritti al gioco della vita anche se non l’abbiamo chiesto. Da bambini cerchiamo di capire quali sono le regole fondamentali e a volte facciamo domande che per gli adulti sono imbarazzanti. Ci dicono che le risposte poi arrivano. Ci troviamo adulti e le risposte poi non arrivano mai», commenta prima di Quando sarai grande.

La scaletta fa incetta di classici, quasi tutti cantati parola per parola dal pubblico: La fata, Cantautore, L’isola che non c’è. Ma passa spesso a capitoli degli anni Duemila come nel brano antimilitarista A cosa serve la guerra. «La musica leggera ha un suo compito, ma la nostra musica trae linfa dai paradossi di noi singoli e della collettività. Mai come in questo periodo abbiamo bisogno di carica e positività. A volte la nostra musica affronta problemi ostici. Questo blues si intitola Napoli 55 è ’a musica», racconta tornando agli esordi e alla conoscenza di Mara Maionchi e Lucio Battisti.

Da sempre a metà strada fra il rock e il folk, il cantante resta fedele anche in questo tour al suo personaggio: un cantastorie infaticabile, dall’espressività accentuata fino al limite della teatralità, un po’ one man band, un po’ rocker appoggiato sulle solide colonne della band che lo accompagna toccando tutte le corde del rock e del blues elettrico.

A quasi ottant’anni e in ottima forma fisica, continua a pungolare, con la sua voce e la sua chitarra, un Paese che - dagli anni Settanta a oggi - almeno nelle sue canzoni, non sembra essere cambiato di molto. Da sempre disallineato, talvolta in rotta con il mondo della politica, talaltra dialogante e difficilmente leggibile, Bennato resta ancora oggi una figura che si colloca fuori dagli schemi nel panorama del cantautorato italiano.

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In anni recenti si tratta del terzo concerto in città. Nel 2018 e nel 2023 infatti Bennato aveva fatto tappa al teatro Ponchielli, lo stesso teatro che lo vide in concerto anche in precedenza fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Fra gli innumerevoli palchi che ha calcato, anche quello di San Siro: è stato il primo cantautore italiano a suonare nello stadio milanese facendo segnare il tutto esaurito. Era l’estate del 1980. E il successo di allora non è mai venuto meno.

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