L'ANALISI
18 Dicembre 2025 - 11:13
CREMONA - Torna l'appuntamento con #DIRITTODICRITICA, l'iniziativa organizzata dal giornale La Provincia e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, che offre agli studenti delle scuole cremonesi la possibilità di esprimere il loro giudizio motivato e argomentato sugli spettacoli in cartellone al Ponchielli. Protagonista di questo appuntamento è Amleto².
ARISI SARA – 3 LICEO ANGUISSOLA
Amleto², messo in scena al teatro Ponchielli, non è una semplice rivisitazione del classico shakespeariano, ma – come allude anche il titolo – uno stravolgimento capace di spiazzare ed entusiasmare il pubblico.
All'inizio lo spettatore viene immerso in un buio profondo e avvolto dalla voce di Amleto che cattura e trasporta nello spettacolo.
Poi, una luce si accende su Marilyn Monroe, interpretata magistralmente da Marina Rocco. L'impatto iniziale ha messo in evidenza che quello di Timi non è un teatro ordinario, ma una follìa controllata, dove istinto e ragione si mischiavano in una magia scenica sorprendente. Il sipario si apre rivelando una scenografia audace e provocatoria: un trono, un grande barattolo di Nutella, dei palloncini neri e bianchi e, in primo piano, una gabbia con cui Timi gioca a più riprese.
Guardando la messinscena è chiaro: del dramma shakespeariana rimarrà solo il fondamento su cui Timi costruirà una commedia contemporanea con riferimenti alla cultura pop come il grande puffo, elementi del meta teatro e costumi grotteschi. Alla comicità quasi caricaturale si alternano momenti più introspettivi come la morte di Ofelia, accentuati dai tempi comici volutamente dilatati: la risata si trasformava in un sorriso, la tragedia riaffiora e la finzione plateale sembra reale, creando uno spettacolo capace di farti ridere, riflettere e commuovere. Amleto è un principe insofferente, consapevole di essere intrappolato in un copione che non ha scelto e che lo soffoca. Cerca di ribellarsi e di rivelare la verità anche ad Ofelia, ma tutti sembrano destinati a recitare la loro parte, lasciando allo spettatore solo l'ombra di una speranza, subito affievolita dalla realtà della morte e della mancanza di libertà.
Ma presto si torna a ridere quando torna in scena Marilyn. Poi, inaspettatamente, tutti cominceranno a ballare sulle note di “Io ballerò” di Lorella Cuccarini. La genialità dell'opera è esaltata dalla performance sublime degli attori: Filippo Timi, Marina Rocco, Lucia Mascino, Elena Lieti, Gabriele Brunelli, Mattia Chiarelli. Che hanno mostrato una grande padronanza di spazio, ritmo, voce, espressività, corporeità. Anche le musiche contribuiscono all'atmosfera, anche se talvolta il volume eccessivo rendeva difficile i dialoghi. In definitiva Amleto² è uno spettacolo che non si guarda soltanto: si attraversa, ti attraversa e sfida i canoni del teatro tradizionale.
BERGONZI AGATA – 3 LICEO ANGUISSOLA
Se dovessi descrivere lo spettacolo “Amleto²” di Filippo Timi con una parola, forse userei semplicemente "wow", perché mi ha lasciata davvero senza parole. Per chi non lo sapesse, questo spettacolo è una rivisitazione dell’Amleto di Shakespeare, ma in una versione un po’ diversa, più fuori dalle righe. Prima di tutto, Filippo Timi, che è anche protagonista, porta sul palco un Amleto sopraffatto dalle sue stesse emozioni, e ciò lo rende più vicino a noi giovani. È davvero bravo nel ruolo e riesce sempre ad attirare l'attenzione, senza mai annoiare. Ricorda le sirene con Ulisse, noi spettatori eravamo l’eroe e lui il mostro dal canto ammaliante. Una cosa che mi ha colpito subito è stata l’ambientazione. Non ci troviamo in un castello medievale shakespeariano, ma in un luogo che sembra quasi non esistere. La scenografia è minimalista ma efficace: pochi elementi, ma che non ti aspetteresti mai, come… un barattolo di nutella gigante! Ci sono momenti in cui la scena sembra quasi surreale, ma questo ci permette di guardare Amleto con occhi diversi. Ad esempio, il rapporto tra Amleto e Ofelia è trattato in modo diverso; qui, Ofelia, interpretata da Elena Lietti, non è solo la “donna fragile” che impazzisce per amore, ma una che vive una ribellione interiore. La regia è molto interessante, ci sono momenti teatrali, tipici di Shakespeare, ma anche elementi più moderni, come l’uso di canzoni degli anni ‘80 o la presenza di personaggi scenici come il Grande Puffo o Marilyn Monroe. Quello che mi ha colpito di più è stata la recitazione, gli attori sono stati bravissimi, sono riusciti a coinvolgere il pubblico, a usare gli spazi in modo adeguato e a calibrare il tono della voce. Io ero presente anche alla presentazione del cast la mattina, ricordo una frase in particolare, di Marina Rocco: “Con i nostri spettacoli vogliamo trasmettere energia, vogliamo darvi la sensazione che, una volta usciti da qui, vogliate correre”, e io è proprio così che mi sono sentita dopo la loro rappresentazione. In conclusione, “Amleto²” di Filippo Timi è uno spettacolo che ti lascia qualcosa dentro. Lo consiglio sicuramente a chi ama il teatro un po’ fuori dagli schemi, ma anche a chi è curioso di vedere come il teatro può evolversi al giorno d’oggi. É un’esperienza da non perdere, anche se ti lascia con una sensazione di disorientamento, proprio come il personaggio di Amleto.
CAPRINI ALICE – 4 LICEO SCIENTIFICO ASELLI
Nei due appuntamenti del 9 e 10 dicembre, il teatro Amilcare Ponchielli di Cremona si è acceso di bizzarria e stravaganza. Lo spettacolo di prosa “Amleto2" è molto di più di una semplice rivisitazione del classico di Shakespeare. Con il suo Amleto, il regista e protagonista Filippo Timi dialoga con il pubblico, sorpreso e divertito dagli iconici personaggi che appaiono, a intervalli regolari, sul palcoscenico e dall’inaspettata atmosfera POP che domina una delle più famose opere shakespeariane.
Quando il sipario si apre, appare ciò che assomiglia a una pista da circo, con la gabbia delle bestie feroci in primo piano e della paglia per terra. Tra gli elementi più suggestivi del lavoro di Timi vi sono l’inusuale scenografia e l’utilizzo di oggetti di scena volti a trasmettere stupore e una lieve confusione. Al centro domina il celebre trono attorno al quale performa il protagonista; sullo sfondo, panneggi color sangue e veli che prefigurano fantasmi rimandano ai temi dell’originale tragedia “Amleto”: la vendetta e la morte.
Accanto alla follia del protagonista ruotano l’eccentricità di una giovane Marilyn Monroe, interpretata da Marina Rocco (che rappresenta il fantasma paterno), e la dolcezza di Ofelia, interpretata da Elena Lietti. È opportuno affermare che follia e stravaganza siano i due centri attorno ai quali gravita lo spettacolo, ma davanti all’esilarante prologo di una riconoscibile Marilyn Monroe lo spettatore si domanda: “Che ci fa Marilyn Monroe nell’Amleto di Shakespeare?”
Nell’interpretazione ottima e vivace di Marina Rocco, si riflette un personaggio che ha segnato la storia del cinema hollywoodiano e che rappresenta uno dei dubbi esistenziali di Amleto: l’“Essere o non essere?”. È infatti Marilyn ad apparire per prima, al centro del sipario ancora chiuso.
Elena Lietti delinea un’Ofelia fragile e poetica che quasi commuove nel dialogo con Amleto, dove emergono l’amore che ella prova per il principe e il tormento che ne deriva.
“Amleto2” non è solo un’esplosione di vita e stravaganza, ma anche una riflessione sul teatro e sui suoi limiti: l’arte può davvero cambiare la realtà? Timi utilizza Shakespeare come uno specchio che riflette contraddizioni e paure di ciascuno e, attraverso questa “opera pop”, spinge gli spettatori a non avere paura di “uscire dalla gabbia” e di mostrare la vera natura di se stessi.
CHIAVERGATO CARLO ALBERTO – 4 LICEO SCIENTIFICO ASELLI
È molto difficile immaginare un Amleto che inizia con una Marilyn Monroe un po’ svampita e molto brillante, però proprio questo è lo shock che Filippo Timi dà al pubblico mercoledì sera al Teatro Ponchielli di Cremona. È una scelta che sorprende e provoca anche un po’, fa capire la natura dello spettacolo: una versione pop e irriverente, che fa ridere e scandalizzare nello stesso tempo. Chi entra in teatro pensando di vedere Shakespeare trova invece un continuo gioco di capovolgimenti, dove la tragedia diventa un flusso comico, veloce e anche un po’ folle. Gli attori, sempre vicino al limite del ridere, aiutano a creare un’atmosfera leggera ma comunque controllata, dove sembra che si possa improvvisare anche se tutto resta dentro un progetto chiaro. Le battute moderne, dalle Tartarughe Ninja fino a riferimenti più spinti, passano sulla scena senza vergogna, mentre Timi, cuore dello spettacolo, non risparmia baci, occhiolini e modifiche del testo originale. Della storia rimangono solo echi, qualche nome, e l’hanno pronunciato all’inizio e detto come una specie di dichiarazione: il resto diventa un’esplosione pop che sfida il mito. Interessanti anche gli elementi di scena: il sipario che si chiude per isolare i monologhi e diventa quasi un nuovo palcoscenico; la grata di metallo che divide ma allo stesso tempo accoglie gli attori, ricordando una specie di gabbia da circo da cui i personaggi guardano e sfidano il pubblico. Le luci hanno un ruolo molto importante: fasci tondi e chiari illuminano gli attori, finché ad un certo punto Amleto gira i riflettori verso gli spettatori e li accusa direttamente, trasformandoli in co-protagonisti dello spettacolo. I costumi, volutamente esagerati, sono un altro punto forte: colori forti, sensuali, pieni di riferimenti e immagini, raccontano più delle parole e aumentano lo stile pop della rappresentazione. È un Amleto che sicuramente farà arrabbiare i più tradizionalisti del teatro, ma forse proprio per questo è importante. Infatti, osa, cambia e inventa di nuovo, ricordando che il teatro vive solo se riesce ancora a sorprendere. Timi crea uno spettacolo che non vuole essere fedele, ma vuole essere vivo. E il pubblico capisce: ride, si sorprende, si lascia prendere. Forse questa è la vera rivoluzione oggi.
FAPPANI AURORA – 4 LICEO CLASSICO MANIN
Amleto ²è uno spettacolo che non permette allo spettatore di rimanere tranquillo in poltrona. Filippo Timi reinterpreta Shakespeare senza alcuna riverenza e l’audacia di chi non teme di frantumare un classico per farne uscire qualcosa di vivo, imperfetto e attuale: prende la tragedia, la smonta e la ricostruisce come un mucchio di rovine dove la verità arriva sempre per seconde strade. L’apertura è già un colpo allo stomaco: un trono sformato di stoffe consumate, tendaggi rossi e cadenti, due uomini nascosti nell’ombra che sembrano spiarci da un’alta gabbia che circonda tutto il palco. Da questa immagine nasce l’idea che attraversa tutta la serata: “siamo tutti topi, se un topo mangia di più è un topo con la corona, i topi con la corona li fanno ridere i gatti”, è un Amleto che non vuole regalare distacco, ma ci immerge nella fragilità umana. La regia alterna di continuo registri e suggestioni: un valzer ci accompagna nel ricordo del padre, una palla da discoteca scende nei momenti più impensabili a far brillare la scena come una festa finita male. Le luci si alternano fra toni freddi e caldi accompagnando gli sbalzi emotivi dei personaggi e i momenti comici vengono interrotti da improvvise immersioni nel buio emotivo. Fra le più inaspettate innovazioni il fantasma del padre diventa una figura femminile, Ofelia confessa al pubblico in una scena toccante di essere incinta e Amleto gioca con palloncini, stracci e oggetti di scena non riuscendo a prendere seriamente neanche la sua stessa tragedia. In uno dei momenti più strani, la madre entra in scena con una gonna enorme simile a un tendone da circo, dopo che una musica circense accompagna il precedente monologo di Amleto. Un passaggio particolarmente riuscito è quello della morte di Ofelia: vediamo il suo corpo inerme fra le braccia di Amleto parlare a lui e al pubblico, con un piccolo led rosso intorno al corpo, è una scena di una delicatezza sorprendente in mezzo al caos generale. Il finale stupisce ancora, dopo la morte di Amleto esso da il via a un ballo collettivo in cui i morti si rialzano per ballare, è un momento grottesco, liberatorio e al contempo malinconico, come se il teatro tentasse un ultimo respiro prima del buio. Amleto ² non è una riscrittura fedele, ma un atto di libertà. Disturba, divide e sorprende, e proprio per questo esercita in pieno il suo diritto, e il suo dovere, di essere teatro.
PREMI CATERINA – 2 LICEO SCIENTIFICO ASELLI
Tra risate inaspettate e applausi complici, mercoledì sera è andato in scena Amleto², firmato Filippo Timi, una rappresentazione che coinvolge e stordisce lo spettatore. Il regista porta al Ponchielli e offre al suo pubblico un teatro “impressionista”, reinventa l’Amleto di Shakespeare, lo eleva al quadrato, sconvolge la tragedia fino a renderla una commedia, che sfocia talvolta nella comicità e reclama gli applausi, per poi far riflettere sul teatro stesso.
Per Timi il dramma ha più incisività se riportato con fatti moderni: i classici, del resto, sono contemporanei, e non ha senso riportarli se non attualizzati. Perciò la scena si apre con una Marilyn Monroe (Marina Rocco), che incarnerà successivamente il fantasma del padre di Amleto, per raccontare al figlio la vera causa della morte, avvenuta per mano del fratello Claudio (Gabriele Brunelli). È un continuo rimando alla cultura “pop”, caratterizzante gli anni Ottanta e Novanta. Inoltre, gli attori si muovono in una scena costituita da un trono ligneo rialzato, sormontato da un drappo rosso, che si presenta lacerato e consunto; ai lati del seggio aleggiano sospesi dei palloncini, ancorati da calamite, con cui Amleto gioca, marcando la coesistenza di gioco e tragedia; il tutto è nascosto e delimitato da una struttura metallica, che confina gli attori, se non maggiormente il pubblico, in una gabbia.
Il protagonista, le cui sembianze sono assunte da Timi, attore eclettico ed esuberante, coglie il gioco del metateatro, secondo cui l’illusione della recitazione si annienta. Perciò Amleto sa di essere una figura scenica, e dunque non ama più Ofelia, è già a conoscenza delle morti che si profilano sui personaggi, non accetta il ruolo che ricopre, tenta di sfuggire al destino che lo opprime, si arrampica sulla grata che lo separa dalla platea. Non manca però un rimando alla tragedia, e la morte di Ofelia (Elena Lietti), che si era avvicinata all’acqua pur ammonita da Amleto, viene minuziosamente descritta, inquieta lo spettatore e lo costringe a immedesimarsi nella giovane che si sforza invano di raggiungere la superficie per respirare.
Perciò Amleto² è oltre la rivisitazione: Timi, che riscrive il personaggio, si propone di usare il teatro come trappola con cui catturerà la coscienza terrena, e il teatro non è più fonte di intrattenimento, bensì assume una funzione catartica, che colpisce a fondo l’animo umano.
PRIORI RICCARDO – 3 LICEO SCIENTIFICO ASELLI
Filippo Timi porta al Teatro Ponchielli in due serate il SUO Amleto2, una versione assolutamente personale e moderna del dramma shakespeariano.
Fin dall’inizio l’attore e regista fa capire che si è di fronte ad uno stravolgimento della tragedia: dopo l’apparizione a quinte chiuse di una Marilyn Monroe stralunata (il fantasma del Re Amleto), il sipario si apre mostrando la scenografia caratterizzata da una grande gabbia dentro la quale spicca il grande e tradizionale trono in legno accanto a elementi moderni quali palloncini, calamite, un vasetto gigante di Nutella, la palla stroboscopica, il teschio del padre tempestato di strass e diamanti.
I personaggi sono apparizioni che più che raccontare accennano alla trama dell’opera: l’uccisione del padre, il tradimento della madre Gertude (interpretata dallo stesso Timi con sembianze caricaturali da bambola) e dello zio Claudio, l’uccisione di Polonio, l’amore tra Amleto e Ofelia, la morte di quest’ultima raccontata dalla stessa Ofelia in una scena di grande forza, il duello tra Laerte e Amleto e la morte di entrambi.
Timi-Amleto affascina con la sua energia, ironia, comicità e capacità di entrare in contatto diretto con il pubblico con battute che sembrano improvvisazioni: emerge comunque con chiarezza il dilemma di Amleto, la sua disillusione nei confronti dei tradimenti e l’amarezza per la sorte destinata fatalmente alla morte di tutti i personaggi.
La modernità è garantita da riferimenti all’attualità, dal pupazzo del Grande Puffo, dalla musica che accompagna e attraversa i monologhi di Amleto e i dialoghi tra il Principe e Ofelia, dal balletto finale sulla canzone della Cuccarini che festeggia la morte dei personaggi.
Di grande impatto è stata l’attrice Marina Rocco (Marylin Monroe) che ha saputo prendersi la scena con la sua versione svampita ma allo stesso tempo lucida del fantasma del Re
RAZETTI MATTIA- 5 LICEO SCIENTIFICO ASELLI
Amleto² di Filippo Timi, andato in scena martedì sera alle 20:30 al Teatro Ponchielli di Cremona, è uno spettacolo che sconvolge con intelligenza e ironia l’immaginario legato al capolavoro shakespeariano. Timi firma una rilettura personale e spiazzante, dove tragedia e comicità si inseguono senza sosta, trasformando il principe di Danimarca in un personaggio moderno, fragile e imprevedibile, imprigionato non più da un destino tragico ma dalla propria stessa mente.
Fin dai primi minuti lo spettacolo si presenta come un gioco teatrale incendiario: colori vivaci e cambi di tono improvvisi. L’Amleto di Timi è annoiato, un uomo che non vuole più interpretare il ruolo che gli è stato assegnato e che si ribella con sarcasmo alla monotonia della vita di corte. Viene realizzato un Amleto comico, furibondo, colorato, e la messa in scena rispetta pienamente questa direzione, fondendo parola, gesto e ritmo in un flusso continuo e ipnotico.
Accanto a Timi si muovono i suoi sodali artistici, tra cui Marina Rocco, Elena Lietti e Mattia Chiarelli, che danno vita a figure quasi grottesche, sospese tra comicità estrema e dolente umanità. I loro personaggi sembrano emergere da un delirio lucido, come se fossero generati direttamente dai pensieri instabili del protagonista. La commedia nasce proprio da questa instabilità.
Ciò che colpisce maggiormente è la libertà con cui Timi affronta Shakespeare: non c’è intento parodico fine a se stesso, ma il desiderio di riportare Amleto al suo nucleo emotivo, mostrando come la follia possa essere una risposta vitale e sana ai dolori del mondo. Le scelte registiche, essenziali ma sorprendenti, sostengono un ritmo vivace che non lascia pause e che rende ogni immagine teatrale necessaria.
Il risultato è uno spettacolo coraggioso e onesto, che usa l’ironia come strumento per scavare più a fondo e non per allontanarsi dal tragico. Il pubblico del Ponchielli ha reagito con entusiasmo, interpellato direttamente dagli autori, catturato da una messinscena che unisce provocazione, gioco scenico e una sincera riflessione sul nostro modo di sopportare il dolore. Amleto² è, in definitiva, una ventata d’aria viva: un classico reinventato senza paura, capace di parlare con freschezza anche agli spettatori di oggi.
SIBONI EVA – 5 ISTITUTO TORRIANI
Amleto² è il titolo dell’opera portata in scena al Teatro Ponchielli dopo 15 anni dal suo primo debutto, con protagonista Filippo Timi nelle vesti di un Amleto nel pieno della sua simulata follia. Altrettanto folle è l’intero spettacolo, che eleva alla potenza il classico shakespeariano attraverso una rivisitazione piena di esuberanza e sperimentalismo. La tragica sorte di un figlio afflitto dalla morte improvvisa del padre e lo sconsiderato matrimonio della complice madre con lo zio vengono accompagnati da riferimenti alla cultura pop più disparati: dall’apparizione di Grande Puffo, alla frenetica danza delle note di Lorella Cuccarini, alla ridicolezza di Marilyn Monroe. Quest’ultima, interpretata ottimamente da Marina Rocco, è una presenza evanescente e tragicomica che infesta l’intera narrazione, apparendo nelle sue o nelle vesti di altri personaggi e mantenendo sempre la sua iconica personalità; diventa l’Amleto moderno: l’attrice perennemente costretta alla sua parte, della quale tuttora non conosciamo la vera identità. Illuminata dalle luci suggestive di Oscar Frosio prende vita un ambiente circense, il cui colore e vitalità sono rinchiusi da una gabbia che costringe gli attori a essere osservati “come topi”, essendo coscienti del loro ruolo come tali. L’intera narrazione è dunque distrutta proprio da questa consapevolezza: gli attori, tra i quali Gabriele Brunelli e Mattia Chiarelli, inscenano altri attori al corrente di star recitando per un pubblico, sottolineando la vanità del tutto. Questo aspetto è elevato nella figura di Ofelia, impersonata Elena Lietti, la quale rende egregiamente il dolore di chi crede di aver perso la propria anima gemella in preda alla pazzia; toccante è il monologo sul punto di morte tra le mani di Amleto, in cui a rimpiazzare la morte passiva della donna è il grido di dolore “Sono ancora viva!”. Può sembrare un’interpretazione del tutto non convenzionale di un classico, ma come l’originale teatro shakespeariano, l’interazione con il pubblico è considerata fondamentale; il teatro prende così vita, quando sul palco non vi è niente di prettamente reale. Un’opera per ridere, piangere e piangere dal ridere; forse non la migliore per un primo approccio al classico, ma una validissima interpretazione per chi già lo ama.
VAN KAAM EMMA – 3 LICEO SCIENTIFICO ASELLI
Amleto è il protagonista della celebre tragedia Hamlet di William Shakespeare, il principe di Danimarca che, dopo l’assassinio del padre da parte dello zio Claudio, si trova travolto da dubbi, tormenti interiori e riflessioni sul senso della vita, della morte e della giustizia. L’opera racconta il suo tentativo di scoprire la verità, vendicare il padre e confrontarsi con un mondo corrotto, mentre la sua indecisione e la sua profonda introspezione lo rendono uno dei personaggi più complessi e affascinanti della storia del teatro. Amleto è diventato nel tempo un simbolo del conflitto tra pensiero e azione, e la tragedia che porta il suo nome è considerata uno dei massimi capolavori della letteratura mondialeLo coro 10 dicembre al teatro Ponchielli di Cremona è stato presentato “Amleto²” di Filippo Timi, uno spettacolo che colpisce subito per la sua energia fuori dal comune. Non è la solita tragedia di Shakespeare: Timi prende la storia di Amleto e la ribalta completamente, mescolando comicità, dramma e momenti molto fisici, quasi istintivi. Sembra di vedere un Amleto bambino e adulto allo stesso tempo, fragile, ma anche esagerato. Quello che mi ha impressionato di più è la presenza di Timi sul palco: è travolgente, non sta fermo un attimo, usa il corpo, la voce, con una spontaneità molto comica. La tragedia serve allo spettatore anche per riflettere su temi importanti, quali i dubbi umani che può avere anche un semplice uomo investito di un ruolo importante, dietro tutte le risate e la follia, si sente la solitudine di Amleto, la sua confusione, il suo dolore; la modernità. Tutto ciò sta nel modo in cui questo personaggio è stato interpretato, che ha reso tutto facile e divertente da apprendere. Non è uno spettacolo fedele al testo originale, anzi: è una versione completamente personale. Vedere Amleto in questa nuova interpretazione è stata un'esperienza simpatica che merita di essere vista.
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