Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

PENSIERI LIBERI

Così la scuola diventa laboratorio democratico

Ecco perché l’educazione civica è fondamentale: insegna ai giovani spirito critico e capacità di discernere le fonti in un’epoca di iper-informazione e fake news

Giusy Rosato

Email:

redazioneweb@laprovinciacr.it

09 Dicembre 2025 - 05:25

Così la scuola diventa laboratorio democratico

L’insegnamento dell’Educazione Civica oggi a scuola è un pilastro fondamentale per la formazione delle nuove generazioni. Non si tratta di una semplice materia, ma di un approccio trasversale e integrato essenziale — «in un edificio ben connesso dove tutto si fonde e si trova», secondo la felice immagine di don Lorenzo Milani in Lettera a una professoressa – per costruire il futuro della nostra società democratica, trasformando in atto concreto quel famoso ‘I care’. L’efficacia di questa disciplina risiede nella sua capacità di trasformare l’apprendimento da passivo ad attivo, ponendo lo studente al centro come futuro attore della vita democratica, in qualità di cittadino attivo, consapevole, responsabile.

L’Educazione Civica trasforma, infatti, il ‘suddito’ in ’cittadino’ mediante l’intreccio di tre elementi: sapere (consapevolezza), saper fare (attività) e saper essere (responsabilità). La consapevolezza è il primo passo per l’azione. Un cittadino consapevole è colui che conosce il contesto in cui vive, i suoi diritti fondamentali e i suoi doveri inderogabili, vivendo la Costituzione come la vera bussola della società. L’importanza dell’Educazione Civica risiede nella sua capacità di andare oltre la mera trasmissione di nozioni, agendo sulla formazione integrale della persona.

In un’epoca di iper-informazione e fake news, insegnare ai giovani a discernere le fonti, analizzare criticamente gli eventi e formulare opinioni autonome e argomentate è cruciale, aiutandoli a sviluppare lo spirito critico, che è la base per una partecipazione democratica informata. Insegnare il valore delle regole, del rispetto reciproco, della convivenza civile e del rifiuto di ogni forma di violenza e discriminazione; stimolare l’interesse per la vita pubblica, le istituzioni e le dinamiche sociali, incoraggiando l’impegno civico e il volontariato; sensibilizzare sui problemi del mondo e promuovere la visione di un cittadino non solo nazionale, ma globale; fornire le competenze per utilizzare consapevolmente e responsabilmente i mezzi di comunicazione digitali, sensibilizzando sui rischi della rete e sul valore dell’identità digitale: tutto questo fa sì che la scuola diventi concretamente il primo laboratorio democratico.

Il vero scopo dell’Educazione Civica è l’azione, ma questo richiede un cambiamento di approccio. Innanzitutto, bisogna prevedere una didattica attiva. È necessario cioè superare la lezione frontale a favore di metodologie attive e partecipative, come dibattiti, simulazioni, progetti sul territorio. Quindi, è fondamentale la connessione con la realtà. La sfida è rendere i temi (legalità, sostenibilità, Agenda 2030) concreti e rilevanti per la vita quotidiana degli studenti, promuovendo il passaggio dalla conoscenza alla responsabilità individuale.

L’Educazione Civica prospera, inoltre, grazie all’interazione con il territorio, il mondo del volontariato, gli enti e le istituzioni, il che implica un’ulteriore sfida organizzativa per la scuola nell’aprirsi all’esterno. Il contributo di don Lorenzo Milani all’Educazione Civica è stato fondamentale e profetico, anticipando molti concetti oggi centrali in questo insegnamento trasversale. La sua intera proposta educativa, incarnata nella Scuola di Barbiana, mirava a formare cittadini sovrani, consapevoli e partecipi, non semplici sudditi obbedienti.

L’impronta di don Milani si ritrova oggi nelle metodologie e negli obiettivi dell’Educazione Civica: inclusione e l’equità, apprendimento cooperativo, il metodo attivo, ossia l’imparare facendo. Nella nostra società liquida, caratterizzata dalla fragilità dei legami sociali, dall’incertezza e dalla velocità dei cambiamenti, l’insegnamento dell’Educazione Civica assume una valenza ancora più fondamentale. Il nostro compito è insegnare agli studenti a non accettare passivamente le informazioni, ma a interrogarle, a verificarne le fonti; fornire loro gli strumenti per orientarsi in un mondo incerto, favorendo l’abilità di prendere decisioni informate e responsabili; aiutarli a leggere fenomeni complessi, decifrando le dinamiche sociali, economiche e politiche che sono meno visibili e più fluide. La liquidità tende a promuovere l’individualismo.

L’Educazione Civica deve, al contrario, rafforzare il senso di appartenenza e l’importanza del bene comune. La Costituzione Italiana può agire come un punto fermo comune in una realtà mutevole, richiamando ai doveri inderogabili di solidarietà (politica, economica e sociale). La società liquida è in gran parte plasmata dal mondo digitale. Ebbene, insegnare a utilizzare i mezzi di comunicazione virtuali in modo responsabile e critico; trasferire i principi di legalità e rispetto che valgono offline anche nello spazio online; promuovere la capacità di partecipare, dialogare e proporre nello spazio virtuale, evitando fenomeni come l’odio in rete o la ghettizzazione digitale; creare uno spazio in classe per la considerazione dei diversi punti di vista e la cura del dialogo, riprendendo lo spirito dell’Assemblea Costituente fanno sì che l’insegnamento dell’Educazione Civica nella società liquida passi da un’educazione all’obbedienza formale ad una che valorizzi la responsabilità, l’interdipendenza e la capacità di essere protagonisti attivi nel mondo.

La scuola si fa promotrice di incontri ed eventi culturali per camminare insieme ai ragazzi e, con loro, interrogarsi, capire, riflettere per poi agire con maggior consapevolezza. Incontriamo magistrati, procuratori, avvocati, giornalisti d’inchiesta, familiari delle vittime di mafia, testimoni di giustizia e, facendo tesoro delle loro testimonianze, riflettiamo sulla mafia, sulle mafie, sulla violenza, la corruzione, il caporalato. Sinergia, collaborazione, rete: sì, è proprio così. È il ’Noi’ che vince, non il monologo dell’io.

La comunità educante, il villaggio dell’educazione, in cui la scuola ha certamente un ruolo fondamentale ma non esclusivo, non l’unico, è fatta di tanti Io (famiglia, oratorio, mondo dello sport, associazioni di volontariato, enti e istituzioni locali, questura, prefettura, ff.oo – le diverse forze di polizia, stradale, postale, divisione anticrimine – Guardia di finanza, ff.aa., con la preziosa collaborazione con il Decimo Reggimento Genio Guastatori dell’Esercito Italiano): tante tessere preziose, nella loro unicità, per l’apporto specifico e l’impegno singolare di ciascuno, che contribuiscono a formare il mosaico del Noi, impegnati tutti, ma ciascuno con la propria autenticità,
in una educazione al bene comune.

Mi piace immaginare questi intrecci, queste reti, queste interrelazioni come i preziosi fili delle opere di Maria Lai. Perché, come ha scritto il critico Mario Ciusa Romagna, «il filo è il processo eterno dell’uomo, è anche vento e sereno, acqua e pietra e anche e soprattutto pianto, stupore e attesa. È il tempo. E come tale l’uomo, io e voi. Tutti. Siamo tempo. L’arte sempre ha cercato di interpretare, di conoscere il principio e il fine delle cose in questo vasto mare dell’essere». Il nostro vasto mare dell’essere, in cui cerchiamo di essere timonieri per i nostri alunni-naviganti, puntando sempre al faro dell’I-care.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400