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Aggressione al barista de La Ciocco, chiesti quattro anni per l’imputato maggiorenne

La Procura ha avanzato la richiesta di condanna nel rito abbreviato per l’episodio avvenuto a febbraio, che ha causato gravissime lesioni alla vittima

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

15 Dicembre 2025 - 13:25

Aggressione al barista de La Ciocco, chiesti quattro anni per l’imputato maggiorenne

Il tribunale di Cremona

CREMONA - Il primo a varcare la soglia del Tribunale è Davide, 19 anni, il maggiorenne del branco, agli arresti domiciliari dopo il carcere. Poi arriva Filippo, ‘Digiu’, 37 anni. Non ha voglia di parlare. Parlano gli occhiali scuri che indossa. L’occhio sinistro, Davide e i quattro 17enni della baby gang gliel’hanno perforato con le schegge di vetro nella brutale aggressione del 23 febbraio scorso, domenica. La funzionalità dell’occhio è persa, quasi certamente per sempre.
Barman a La Ciocco, il pub in Galleria 25 Aprile, alle 3 di notte ‘Digiu’ era intervenuto per allontanare uno dei bulli che stava infastidendo gli ultimi clienti del locale. È stato colpito al volto con un bicchiere di vetro (l’occhio destro si è salvato). Caduto a terra, quei cinque lo avevano accerchiato e infierito, massacrando di pugni e calci.

Oggi. Nel processo con il rito abbreviato iniziato alle 11.40, i pm, Federica Cerio e Alessio Dinoi, chiedono al gup di condannare Davide a 4 anni di reclusione (nel calcolo ne hanno chiesti 6 diminuiti per lo sconto previsto dal rito). L’accusa è di lesioni personali gravi, in concorso con i minorenni. Nel capo di imputazione è scritto: «Trauma oculare con perforazione del bulbo oculare e in plurime ferite da taglio e lacero contuse al volto, con prognosi superiore ai quaranta giorni e malattia ancora in corso di svolgimento e, comunque, l’indebolimento permanente del senso della vista dell’occhio sinistro». E ci sono le aggravanti. Quella dei «futili motivi» e quella «di aver prodotto l’indebolimento permanente di un senso».

Per i minorenni, il processo è fissato al 21 gennaio prossimo davanti al gup del Tribunale per i minori di Brescia. Anche loro chiederanno di essere ammessi all’abbreviato.

Nel processo a Cremona, il barman è parte civile con l’avvocato Alessio Romanelli, lo stesso che assiste i suoi genitori. Anche loro chiedono il risarcimento dei danni riflessi, perché da quella notte di violenza inaudita, la vita di un’intera famiglia è stata stravolta. Il gup rinvia «per repliche» a giovedì, giorno della sentenza nei confronti del maggiorenne del branco, difeso dall’avvocato Simona Pellegrini.

Il 16 marzo scorso, tre minorenni e il maggiorenne erano stati arrestati dai carabinieri dopo tre settimane dal pestaggio. Gli investigatori avevano lavorato sulle telecamere della zona e sulle testimonianze dei clienti del La Ciocco.
La ricostruzione. Verso le tre di notte, i cinque si spostano dal Lord Life Lounge, il pub in piazza della Pace, e si incamminano in via Verdi. Raggiungono piazza Stradivari. Qui, una telecamera inquadra uno dei 17enni con una bottiglia in mano, il 19enne con un bicchiere da cocktail. I cinque fanno una breve sosta poi si dirigono verso piazza Roma. Il gruppo forza la porta automatica e si infila nello sportello bancomat dell’Unicredit. Pochi minuti dopo, il branco va verso La Ciocco. All’esterno del pub ci sono gli ultimi clienti della serata. Uno dei violenti provoca un cliente. Gli chiede una sigaretta, lo insulta e — senza motivo — gli lancia addosso la birra. C’è tensione. Dal pub esce il barman. «Stiamo chiudendo, andatevene». ‘Digiu’ viene massacrato e messo in salvo da un collega, mentre il branco è in fuga. L’azione è rapida. I violenti ritornano verso piazza Stradivari. Il cliente provocato rimane «pietrificato da quanto accaduto».

Alla Ciocco arrivano ambulanza e carabinieri. ‘Digiu’ viene soccorso e portato in ospedale. Scatta l’indagine. Si sentono i clienti del pub, dai quali gli investigatori raccolgono la descrizione dei violenti: altezza, corporatura, carnagione, i vestiti indossati. I testimoni riferiscono particolari utili. C’è chi indossa «jeans slavati», chi «un bomber di colore beige con disegni colorati» e chi «un giubbotto catarifrangente». Le descrizioni combaciano con gli aggressori immortalati dalle telecamere pubbliche e private quando da piazza della Pace si spostano in piazza Roma. L’orario è compatibile. I carabinieri preparano un fascicolo fotografico dei sospettati: i testimoni li riconoscono. Venti giorni di indagine, gli arresti.

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Commenti all'articolo

  • rugginesana

    15 Dicembre 2025 - 14:48

    4 anni!!!!! che vergogna !

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