SOS ACQUA
#SPORTIVAMENTE
19 Febbraio 2014 - 17:57
Il capitano Sergio Parisse nella sfida tra Galles e Italia
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Quante volte abbiamo sentito parlare e dibattere degli 'sport minori'. Tantissime. Le conclusioni, alla fine, sono un po' sempre le solite: il calcio fa la parte del leone e per le altre discipline restano le briciole. E ancora: colpa dei giornali e delle televisioni che si occupano solo di calcio, colpa del Coni che 'coccola' solo il calcio e soprattutto che finanzia solo il calcio.
Beh, in queste lamentazioni qualcosa di vero c'è. Gli sport minori hanno vita facile nell'accusare il calcio di 'cannibalizzare' lo sport italiano. E' un dato di fatto difficilmente contestabile. Ma continuare a piangere e a fare le vittime non serve a niente e non cambia la situazione. Semmai ci si dovrebbe chiedere perchè è così, soprattutto oggi che gli stadi perdono tifosi, più comodi sul divano di casa davanti alla tv che sui gradoni degli impresentabili (salvo rarissime eccezioni) stadi italiani. E ancora ci si dovrebbe chiedere cosa possono fare gli sport minori per essere un po' meno minori.
Se il basket e la pallavolo difendono come un 'tesoretto' i loro appassionati, negli ultimi anni il vero miracolo sportivo è quello del rugby.
La popolarità dello sport della palla ovale è andata aumentando in maniera sempre più evidente grazie alle partite della Nazionale, straordinario traino per tutto il movimento anche quando paga lo scotto dell'inesperienza e prende qualche lezione dalle grandi nazioni di questo sport.
Parlare di 'miracolo sportivo' nel caso del rugby non è eccessivo. Si tratta di uno sport che, pur non avendo una forte tradizione in Italia, ha saputo imporsi all'attenzione di tutti, soprattutto tra i giovani. Il rugby è passione vera, per chi lo pratica e per chi lo guarda allo stadio o in televisione.
Proprio grazie ai diritti televisivi e alle sponsorizzazioni negli ultimi quindici anni la federazione ha potuto contare su budget più importanti e l'ingresso nel prestigioso torneo 'Sei nazioni' è stato un passaggio fondamentale per sdoganare agli occhi del grande pubblico uno sport considerato (e parzialmente ancora oggi è così) di nicchia.
Il successo del rugby non è casuale ed è leggibile in modo concreto analizzando il dato dei tesserati che in pochi anni sono triplicati, passando da circa 25mila a quasi 80mila. Un successo clamoroso, merito di una politica federale che ha fatto del rugby una disciplina vicina al pubblico, ai tifosi e anche ai praticanti. La Nazionale italiana della palla ovale, di casa a Roma dove per le partite del 'Sei nazioni' porta all'Olimpico 50-60mila spettatori (come un derby Roma-Lazio), va a cercare l'abbraccio dei tifosi anche in provincia e proprio a Cremona gli azzurri hanno preparato per una settimana uno dei test match dello scorso novembre contro le isole Fiji, aprendo gli allenamenti agli appassionati.
Ma non è tutto. Il rugby attrae perché è uno sport fiero dei propri valori. E’ uno sport che trascende il fatto tecnico e si avvicina ad essere una filosofia di vita, contagiosa, comprensibile e accessibile a tutti. Coraggio, spirito di sacrificio, rispetto dell’avversario, altruismo, gioco di squadra: queste sono solo alcune delle parole chiave del rugby che fa riferimento a due principi fondamentali, anche nella vita: avanzare e sostenere.
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